"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

29 Luglio 2019, trasferta Nasvhille-Wytheville (Virginia).

Oggi solo auto. Si parte dalla pazza musicale Nasvhille, nel Tennessee, alla volta della Virginia ed esattamente in una cittadina chiamata Wytheville.
Questa è soltanto una tappa intermedia per raggiungere domani, 30 Luglio, la prossima meta: Washington D.C. la capitale degli Stati Uniti. La distanza totale che ci distanza è di circa 900 km che quindi ci vedono fare tappa a Wytheville a quasi 600 km da Nasvhille. Partiti alle 9.30 arriviamo in hotel (un Travelodge By Wyndham, già provato), alle 16.30, comprensive le tappe intermedie per caffè e pranzo (nel mitico e onnipresente Subway); costo totale carburante 18 dollari. L'albergo è molto carino, posto su una collinetta, con camera ampia e confortevole, bagnetto più che sufficiente, pulitissimo e con la colazione gratuita compresa nei 50 dollari della camera. Ottima scelta. Ci rilassiamo e sistemiamo diverse cosucce compreso l'organizzazione della nostra prossima tappa.
La sera usciamo a comprare qualcosa da mangiare che consumeremo in camera dopo una mega doccia. Questa piccola cittadina, di poco meno di 8.000 abitanti, è un gioellino, un bijou di casette da favola, circondate da giardino curatissimo e fiorellini colorati. Viali curati e ampi spazi verdi di erba appena tosata. Non c'è un pezzetto di carta i terra, sembra un paesino finto. È una meraviglia. Ci sono tanti piccoli hotel, tanti localini e un'area di market e attività commerciali utilissimi, tra cui il mio adorato Walmart (catena di supermercati distribuiti in tutti gli States in cui si trova ogni cosa esista sulla terra) che ci ha supportati anche oggi.

28 Luglio 2019, Nasvhille.

Questa mattina, dopo una sveglia tarda e una buona colazione in hotel, ci imbattiamo nella cultura country. Vogliamo toccare con mano questa realtà così radicata in questi paesi, soprattutto qui tra Nasvhille e Memphis, città dove Elvis finì i suoi giorni (non la vedremo per scelte e motivi diversi). Andiamo a vedere il Country Music Hall of Fame and Museum.
È un'istituzione più che un museo; è un'esperienza più che un museo; è un viaggio nel tempo e nella musica americana più che un museo; è il cuore della musica che ha dato l'impronta al rock di Elvis Presley e a tutti coloro che hanno seguito le sue orme. L'ingresso, dalle 9 del mattino alle 17 del pomeriggio, per 25 dollari a testa, offre spesso, come oggi, la possibilità di assistere a spettacoli musicali dal vivo. Oggi si esibiva Bella Speelman che dalle 12.00 alle 13.00 suonava le sue due bellissime chitarre a suon di country. È una giovane artista molto nota qui, ma ha lo svantaggio
di non avere mordente.  Insomma, non riesce sicuramente a tenere il palco nonostante la bravura, diciamo che "brilla di luce spenta". Usciamo dall'auditorium delle esibizioni e iniziamo la visita al museo. Tanta gente appassionata e conoscitrice del genere ci accompagna in questo "viaggio" indietro nel tempo. Tanta musica di sottofondo; ci sono diversi schermi che proiettano registrazioni di video musicali di 60 e più anni fa; Elvis e la sua Cadillac Gold, super sofisticata, esposta qui; strumenti, soprattutto chitarre, dalle più blasonate Gibson, Fender e le bellissime Gretsch, alle più strane Castom.
Costumi di scena dei migliori e pluripremiati artisti; i loro dischi di platino; tantissimi particolari sconosciuti sui più grandi artisti americani dei primi del '900 a quelli più vicini a noi. Oggi ci sono ancora tantissimi grandi artisti country apprezzatissimi dal pubblico, alcuni anche molti giovani. Un esempio per tutti Kacey Musgraves, che a soli 31 anni è già sei volte vincitrice ai Grammy Award, riconosciuta con l'Innovator Award e deterrente di tre Academy Of Country Music Award ecc, ecc, e noi non la conosciamo nemmeno. Così come  la 29enne Taylor Swift (una Britney Spears piu' intelligente) che oltre a fare musica commerciale/pop, ormai amatissima dal giovane
pubblico del mondo, è stata una country singer  e qui infatti si trovano alcune delle sue donazioni per allestire una sala in onore alle sue origini country, si tratta per lo più di abiti di scena. Insomma un viaggio in epoche e stili musicali a noi poco noti ma qui osannati. Usciamo dopo più di due ore da questo meraviglioso mondo per andare via, il parcheggio ci chiama, nel vero senso della parola (quando si fa il biglietto nell'apposito macchinario, spesso si deve inserire il  proprio numero di telefono affinché, circa dieci minuti prima, si possa essere avvisati dell'imminente scadenza).  Rientriamo in hotel. La sera torniamo in città per cenare. Scegliamo un bel locale visto di passaggio stamattina, l'Ole Smoky & Yee-Haw, una bellissima distilleria, birreria e pub dove c'è sempre musica live. Finiamo qui le due pienissima giornate a Nasvhille, una grande sorpresa perché, se anche l'abbiamo scelta con la consapevolezza fosse una meta ambita per gli amanti della musica, come noi, non ci aspettavamo tanto; bellissima esperienza, bellissimo viaggio nel viaggio.

26, 27 Luglio 2019. St. Louis - Nashville.

Partiti dalla bellissima St. Louis il 26 mattina alle 9.30 circa, ci aspettano quasi 500 km per arrivare a Nashville, nel Tennesse. Arriviamo dopo circa 5 ore comprese le due
tappe per la colazione ed il pranzo, in questo caso ci hanno soccorso McDonald e Subway. Nashville è la capitale del Tennesse ma è anche definita la "Città Della Musica": lo è veramente!. La sera del primo giorno ci vede abbastanza stanchi e siccome il nostro bellissimo alloggio si trova distante qualche km dalla città, non ci muoviamo più e stiamo in hotel. Questi fa parte della catena Best Western e si chiama Glo' Best Western. Si trova a pochi km dall'aeroporto e a circa 8 km dal centro di Nasvhille. Ineccepibile in tutti i sensi, forse il miglior albergo visto finora, senza parlare del fatto che la super colazione continentale è compresa nel prezzo così come il parcheggio e poi....non c'è la moquette. Il rapporto qualità prezzo è invidiabile. Dopo una notte serena ci svegliamo con la voglia di vedere questa pazza città. Dopo colazione ci tuffiamo al centro. Cercare parcheggio è sempre l'impresa più ardua ma abbiamo una app che rileva e indica i parcheggi pubblici e i loro costi. Non si trova un granché di economico, di solito si spazia dai 15 ai 25 dollari per minimo due ore.
Fortunatamente, grazie alla app, ne troviamo uno che con 9 dollari ci permette di stare 4 ore. Iniziamo con il gironzolare per le attrazioni storiche: il War Memorial Auditorium, dove predomina una bella statua bronzea che rappresenta la libertà; Capitol Hill monumento storico nazionale sulla più alta collina della città dove si trovano diversi altri monumenti tra cui una statua equestre del presidente Andrew Jackson; Il James K. Polk Theatre, teatro sempre attivo che attira milioni di visitatori ogni anno grazie ai suoi innumerevoli spettacoli; il Ryman Auditorium una sorta di
mecca per tutti gli amanti del country e del bluegrass. A Nashville sono proprio nati il country e il bluegrass, due stili musicali tipicamente americani ormai amati e famosi in tutto il mondo. Questo edificio che somiglia ad una cattedrale (e lo è, a ben vedere, ma del country!) non dice molto se non si è appassionati e conoscitori del genere e se non si sa che qui sono passati alcuni tra i più importanti cantanti, artisti e musicisti legati all’universo country-bluegrass e non solo (folk, blues ecc.). È stato anche, per anni, la sede dello spettacolo-programma radiofonico The Grand Ole Opry, una istituzione sacra, tuttora on-air; non immaginate la fila di persone alla biglietteria per visitare l'interno, pazzesco. Dopo il tuffo nel "sacro" passiamo al profano:
la Printer's Alley. È una zona ricca di locali jazz, blues club, ristoranti e sale concerti un po’ più di classe anche se andarci fa quell’effetto un po’ trasgressivo e clandestino che, fino a cinquant’anni fa, era all’ordine del giorno perché qui gli alcolici, vietati fino al '68, si trovavano facilmente a discapito dei controlli della polizia, poco presenti. Ci siamo poi tuffati nella mitica Broadway, che non è la zona NewYorkesi di Manhattan che ospita teatri e spettacoli vicino alla scintillante e ricca di maxischermi digitali Time Square, ma è comunque una gran casino! Tantissima gente, traffico e soprattutto musica che risuona ovunque. Ci sono tantissime ragazze,  giovani donne. Probabilmente è una meta scelta per addii al nubilato così come ricorrenze particolari.
Molte di esse sono vestite con gli stessi colori e le stesse magliette, con le scritte più strane, e stanno su mezzi a quattro ruote allestiti come piccole piste da ballo: trattori o minibus  trasformati magnificamente in mini discoteche. Passano per le  vie del centro ballando e cantando. Dove ti giri ti giri si canta e si suona dappertutto, roba da matti. Qui a Nashville è quasi fatto obbligo comprare un cappello da cowboy e soprattutto i vaqueros, gli stivali a punta tipicamente texani. C'è un famoso negozio qui, il " Betty Boots" che, parafrasando il nome del personaggio incantevole Betty Boop,  offre due stivali al prezzo di uno. Sono bellissimi, ce ne sono per tutti i gusti e il costo va dai 150 dollari in su; riccamente e follemente istoriati sono curati nei minimi particolari.
L'odore del pellame si sente fin fuori il negozio, strapieno di gente che va via con due o più paia di nuovi acquisti. Peccato che da noi non siano proprio consoni con il nostro abbigliamento; qui li indossano sempre e dovunque ma soprattutto con qualsiasi capo. Continuando per la strada siamo sempre più allibiti: non avevamo mai visto una lunghissima strada tutta contornata di locali in cui in ognuno si suoni dal vivo. Per non farci mancare niente entriamo in uno dei più stroici: il Tootsie's Orchid Lounge, che si chiama così per il colore viola di un'orchidea che il pittore usò per dipingerelo. È composto da tre piani ed in ognuno di essi c'è una band diversa che suona; c'è sempre musica. Originariamente si chiamava Mom's fino
a quando nel '60 venne acquistato dalla signora Tootsie Bess (Hattie Louis Bess)che lo comprò e iniziò a farvi suonare i musicisti e compositori, ancora poco noti all'epoca, come Willie Nelson, Patsy Cline e tantissimi altri. È stata ed è tuttora un'icona per la città. Ci scoliamo due birre in compagnia di tantissimi americani appassionati del genere country, che non disdegnano di cantare a squarciagola le canzoni a noi pressoché sconosciute. Quasi di fronte al Tootsie c'è un altro locale famoso, il "Honky Tonk Central", Il cui nome intraducibile significa sia il tipico  bar dove si suona country, che lo stesso country contaminato dal regtime, uno stile musicale nato nell'America anni '50.
È un palazzo di diversi piani ad angolo tra la Broadway street e la 4th Avenue street, strapieno di gente, impossibile sentire musica o entrare; solo rumore e una marea di avventori. Sono già trascorse le nostre quattro ore di parcheggio e decidiamo di spostarci. Andiamo via dal centro per dirigerci, in auto, nel classico (nel vero senso della parola), il Partenone. Ebbene si, qui amano tanto l'arte classica e sono riusciti a riprodurre quasi perfettamente il Partenone, che noi abbiamo visto anni fa nella bella Atene. Si trova nel Centennial Park, a qualche km dal centro città. Il parco è immenso e molto curato, così come sono tutti i parchi pubblici degli States.
Qui sembra di stare da un'altra parte: si passeggia, ci si rilassa tra piante e prati verdi. Purtroppo non abbiamo visto l'interno del Partenone poiché già chiuso l'ingresso ai visitatori: chiude alle 16.30. La sera, dopo essere rientrati in hotel per qualche ora, ci rimbattiamo nel caos della Broadway Street con l'intenzione di mangiare qualcosa mentre si ascolta buona musica. Parcheggiata la macchina nello stesso parcheggio di stamattina, con le stesse condizioni ovvero 4 ore per 9 dollari, iniziamo a cercare qualche locale che ci ispiri più degli atri. Tentiamo di prenotare un tavolo nel BB King, un grandissimo locale con tanto di palco per le esibizioni: l'attesa per il tavolo è di 2 ore...ma neanche
suonasse l'anima di Elvis. Continuiamo e passiamo tra una marea di gente festosa e locali che vanno avanti a suon di musica. Molti di essi sono così pieni da non poter neppure vedere l'interno. È pazzesco! sembra di tornare indietro di mesi, al nostro capodanno a Patong, in Thailandia nella via  Bangla Road o anche a Bangkok nella  famigerata  Khao San Road; non si riesce né a camminare né a parlare: gente e musica, roba da matti. Neppure Las Vegas ci fece quest impressione, e ce ne vuole. Riusciamo ad infilarci nel Rippy's, un pub a diversi livelli, in ognuno dei quali vi sono diversi gruppi che suonano. Saliamo all'ultimo piano dove riusciamo a mangiare senza massacrare  le orecchie. Finito qui, scendiamo a fare un po di foto in giro: pazzesco! non ci sono parole per descriverlo. Siamo cotti da tanta gente e tanta musica che spesso ormai è forte rumore. Rientriamo in base e sinceramente tiriamo un sospiro di sollievo: silenzio. 

Dal 23 al 26 Luglio 2019, St. Louis

Partiti dalla nostra bella Chicago ci dirigiamo nell'altra città della musica St Louis, nel Missouri. Abbiamo da percorrere 480 km e li faremo con grande calma e tranquillità.
Durante il tragitto scorgiamo diverse volte il cartello di indicazione della Route 66 che spesso ci affianca. Arriviamo finalmente in questa cittadina di quasi 303.000 abitanti. Il nostro hotel è, come spesso accade, al centro della Downtown. Si chiama Missouri Athletic Club e dal 1915 accoglie i suoi ospiti. Non vi diciamo come è perché è fantascienza. Ci sono palestre super accessoriate, un campo interno da basket, sopra il quale c'è una pista da corsa; una piscina da 25 metri con tanto di corsie, al 5º piano; nella  immensa Hall esposizioni di artisti noti al mondo dell'arte. È favoloso e sinceramente il rapporto qualità prezzo è vantaggiosissimo, soprattutto per noi che abbiamo sfruttato un'offerta del circuito Booking.com. Ha però un grosso neo: la temperatura interna; praticamente è come stare in una cella frigo e anche con il condizionatore spento gli spazi comuni e la nostra stanza rimangono freddi. Il parcheggio per 18 dollari al giorno ormai ci sembra quasi economico. Usciamo a scaldarci e sondare il terreno: non c'è un'anima in giro.
Di fronte a noi si staglia il monumento simbolo della città, The Gateway Arch, l'arco d'acciaio alto 192 mt. Si può visitare e salirci in ascensore per una decina di dollari. Oltre a questo e davanti ad esso, vediamo un bel monumento in stile vittoriano; è l'Old Courthouse, antico tribunale federale magnificamente restaurato. Sede di numerosi casi cruciali, l'Old  è il luogo in cui gli schiavi Dred e Harriet Scott hanno fatto causa per la loro libertà e Virginia Minor ha combattuto per il diritto di voto delle donne. Lo visitiamo nel secondo giorno e sinceramente ne rimaniamo positivamente affascinati. Ci sono le sale dei processi, quelli che vediamo nei film americani tra la fine dell'800 e la prima metà del '900, Perry Mason insomma. Molto interessante,
soprattutto per chi ama la storia americana e mastica bene l'inglese; storie di uomini e donne che hanno combattuto per la libertà, dai nativi alle figure importantissime citate sopra. Gironzoliamo per le strade adiacenti all'hotel e facciamo le nostre colazioni al sole del parco che sta ai nostri piedi; compriamo donuts e caffè rigorosamente americano, da passeggio (ormai per noi una piacevole abitudine) e  ci sbraghiamo in questa meraviglia curatissima. L'erba che viene tagliata ogn mattina, le panchine perfette e tanti alberi fanno da contorno ad un bel laghetto e tante stradine su cui passeggiare e/o correre. È il Gateway Arch National Park, il parco nazionale della porta dell'Arco, quello di prima per intenderci, ma non c'è solo questo. Ci siamo sposati con l'auto a qualche km dal centro e abbiamo scoperto l' immensa estensione di questa città; le belle case, i quartieri ordinati, curatissimi, pochi grattacieli, molti palazzi non altissimi e le famose università che danno lustro a questa bella cittadina: la Washington University e la St. Louis University. Quest'ultima, che viene annoverato tra le migliori al mondo soprattutto in campo medico, è distesissima e ogni facoltà è compresa in padiglioni distribuiti per tutto un quartiere ad essa dedicato.
È una cittadella universitaria insomma. Altri istituti scolastici e qualche attività commerciale si affiancano e circondano le strade, spesso deserte, larghe e perfette. Molti teatri e tanti locali dove si suona della buona musica ne fanno davvero un'altra bella città di arte, musica  e cultura. Una delle meraviglie che abbiamo avuto occasione di vedere, sempre a qualche km dal centro, è il magnifico Forest Park: 5.260 Km² di verde, laghi, fontane, percorsi ciclabili, lo zoo, un giardino botanico invidiabile, un museo scientifico e uno storico. Oltre a tutto questo vi si trova il magnifico Muny. È il teatro comunale dell'opera di St. Louis; è un anfiteatro che può ospitare 11.000 persone, paganti il biglietto d'ingresso ma lasciando 1.500 posti gratuiti nelle ultime nove file disponibili in base all'ordine di arrivo.
La stagione degli spettacoli inizia a metà giugno per finire a metà agosto. In questi due giorni in cui siamo stati qui stanno programmando "Footloose" e ne abbiamo sentito le prove durante un pic nic. Purtroppo l'impedimento della comprensione della lingua inglese ci ha impedito di rischiare di assistervi.  Il Forest Park fa parte del circuito dei parchi nazionali degli States, così come il Gateway Arch, quindi chi avesse la tessere dei parchi può accedere in molte aree utilizzandola. Si dice che  circa 13 milioni di perone vengano qui ogni anno. È uno dei polmoni della città, quello più frequentato e tra i più grandi e belli al mondo; sinceramente, il central Park di New York fa una pessima figura al suo cospetto. E dire che la prima sera, quando abbiamo
esplorato i dintorni a piedi, questa città ci aveva un po deluso; era deserta, locali chiusi e davvero bruttina. Poi abbiamo capito che è la parte del centro ad essere così, il resto è davvero bello. Tra le altre cose abbiamo fatto visita a due chiese importanti, San Francesco, molto bella e richiamate lo stile neogotico e la Cattedrale di St. Loius. Èuuna chiesa cattolica dedicata a San Luigi di Francia completata nel 1914 in stile neobizantino. È la chiesa madre dell'Arcidiocesi di St. Louis. È davvero bellissima sia all'esterno, con le cupole verde smeraldo, che all'interno con l'arricchimento di immensi mosaici.  Abbiamo finito il piccolo soggiorno allietandoci con le note blues di un artista noto nella zona
John Cooper nel BB'S Jazz Blues Soup, un bel locale tipicamente jazz & blues che ti permette di entrare con 5 dollari; la consumazione è d'obbligo ma i prezzi sono accessibilissimi. Noi abbiamo anche cenato: alette di pollo fritte, due birre, patatine e insalatina per la "modica" cifra di 45 dollari (aiAmerica). Che dire in conclusione, St. Louis come Chicago offre davvero tanto ai suoi concittadini e altrettanto ai turisti, una gran bella citta.

Dal 19 al 23 Luglio 2019. Chicago

Iniziamo con molto entusiasmo il secondo giorno a Chicago, così come gli altri. Viste le premesse ci aspettiamo grandi meraviglie. Oltre le bellezze archittettoniche quello che ci piace e ci sorprende sono le persone e la qualità di vita che questa città offre. Ritroviamo un po' di quella serenità e cortesia che abbiamo lasciato nella West Coast.
La città è molto facile da visitare, soprattutto per noi che abbiamo l'hotel centralissimo, Ivy Hotel, scelta davvero azzeccata. Chicago è servita da bus, metro sopraelevata, molto caratteristica nella sua unicità e taxi acquatici; non mancano i taxi classici e il sistema UBER. Noi preferiamo godercela a piedi. Le ampie strade sovrastate dai fantastici grattacieli sono invitanti. È una metropoli che "respira", da aria, non soffoca, non è soffocante. Il cuore di Chicago è il suo Loop, un percorso che tocca tutte le maggiori attrazioni della Downtown e che ricomincia dove finisce, appunto. Vi sono diversi ponti meravigliosi che collegano le due sponde
del fiume cittadino e in esse tanti locali dove rilassarsi, bere qualcosa e godersi la musica, sempre presente. Per quanto ci riguarda imbocchiamo spesso la Magnificent Mile, la strada storica che attraversa la città. Molti i negozi per lo shopping, molti locali per tutti i gusti e tutte le tasche, dal pub al ristorante di lusso. Nei 5 giorni in cui siamo stati qui abbiamo visto tutto quello che si poteva trovare di consigliato da qualsiasi guida. Abbiamo iniziato con le sculture famose di Picasso, Mirò e il Flamingo di ferro rosso, che si trovano sulle piazze pubbliche così come la Buckingham Fountain, di notte, quando si illumina di vari colori e innalza al cielo il suo zampillo. Abbiamo continuato con il Millennium Park, che è il gioiello più prezioso di Chicago, sicuramente una vetrina per quanto riguarda l’architettura
moderna, che ospita capolavori avveneristici come il Pritzker Pavilion, una maestosa struttura argentea che accoglie ogni anno tantissimi concerti gratuiti a partire dalle ore 18.30. Vicino ad esso si trova l'altra icona famosissima della città, “il fagiolo” (The Bean), come lo chiamano gli abitanti di Chicago, ovvero il Cloud Gate. Si tratta di una scultura d’argento liscio del peso di più di cento tonnellate dalla inequivocabile forma a fagiolo. Venne costruita tra il 2004 e il 2006 da un artista britannico di origine indiana che voleva riprodurre, in grande, la perfezione di una goccia di mercurio. Cammina cammina, ci siamo inoltrati tra la marea di bambini, ma non solo, che si rinfrescavano tra le acque
sgorganti della Crown Fountain. Si tratta di una fontana che proietta le facce di alcuni cittadini su due mura, che stanno una di fronte all'altra, facendo fluire da esse acqua. Ad un certo punto, da una fessura che ricade proprio sulle bocche, fluisce un unico zampillo per qualche secondo. Il meccanismo è così efficace che sembra che i visi sputino realmente l’acqua dalle loro bocche e i bambini restano affascinati tanto da soffermarsi e giocare davanti ad esse.
Un altro punto di forza della bella metropoli è tutta la sua parte sul lago Michigan, siamo stati per qualche ora a goderci il sole e lo spettacolo della variegata umanità nel Navy Pier, il molo più famoso e frequentato, meta di turisti di ogni dove. Chicago offre davvero tantissimo. È la città dove è nato il blues. Città della musica ma anche della cultura; puoi spaziare dalla musica classica, con uno dei tanti concerti gratuiti, così come abbiamo fatto noi, al Pritzker Pavillion (il mega palco avveniristico all'aperto del Millennium Park) al musical o allo spettacolo a teatro, così come le visite ai vari musei. A Tale proposito, abbiamo visto L' ART Chicago Museum, meraviglioso (ingresso 25 dollari), di fronte al quale si staglia, come
la luce del sole, la targa "BEGIN ROUTE 66", l'inizio della mitica e storica Route 66 di cui abbiamo immortalato anche il suo arrivo "The End" in Santa Monica, California, circa un anno fa. Le prime due giornate sono state spaventosamente calde e afose, il terzo giorno si è abbattuto un bel temporale che non ha dato tregua. Approfittando della  pioggia abbiamo visto diversi centri commerciali ma soprattutto " Eataly", completamente italiano. Al suo interno solo prodotti nostrani, conosciuti o meno. Abbiamo trovato diversi prodotti sardi da Is Malloreddus, la nostra pasta tipica, al pomodoro pelato Antonella, l'olio San Giuliano di Alghero e la bottarga di Cabras il tutto accompagnato dai nostri vini, dal Turriga al Buio e tanti altri. Con nostro grande rammarico invece abbiamo trovato soltanto due tipi di formaggi sardi in mezzo alla miriade di tanti formaggi italiani, ben rappresentati per ogni regione. Questo a dimostrazione che qualcosa non funziona nell'esportazione e nella commercializzazione dei prodotti caseari sardi che dovrebbero essere una delle nostre eccellenze. Oltre all'acquisto, questi prodotti si possono pregustare sul posto , cucinati apparentemente bene (non abbiamo provato perché avevamo già pranzato). Le serate ci hanno visto in giro e a cena in pub caratteristici, come il Thimoty's oppure a riassaporare la pizza "deep" dal leggendario "Lou Malnati",  dove di leggendario ha soprattutto la fila da fare, fortunatamente per noi niente. A differenza di Giordano's la tipica "torta salata- pizza" qui è leggermente più croccante, sempre buona, ma con un locale assolutamente inospitale, freddissimo (parliamo di temperatura) e lo staff molto frettoloso e poco cordiale... vince Giordano's😜.
I dopo cena ci hanno visto partecipi di serate musicali tra cui quelle trascorse  in due diversi locali storici, uno per il jazz l'altro per il blues, rispettivamente Andy's Jazz e Blue Chicago. Per accedere è necessario avere più di 21anni, un documento che lo attesti e 10 dollari a testa; il consumo di qualcosa da bere è praticamente obbligatorio ma i prezzi sono assolutamente abbordabili; si va dai 6 dollari in su tra boccali di birra o superalcolici. Per un'ora abbondante si può ascoltare dell'ottima musica, che dire oltre. Un'altra delle cose che ci ha sorpresi di più qui è la cura che la comunità dedica a questa città; strade, piazze e monumenti ricche di aiuole e composizioni floreali degne del più sofisticato  giardino botanico. Insomma come abbiamo letto tante volte su chigago è davvero una città curata,  COOL, elegante ma anche estremamente vivibile e ricca di tante attrazioni da vivere. Al di là della Downtown c'è un mondo: l'Acquario, il Planetario e chi più ne ha più ne metta. Chicago ti accoglie e ti coccola come fosse famiglia, ricco di mille sfaccettature, di suoni e di colori. Concludendo, è una città che, come si deduce dalla descrizione del nostro soggiorno, ci è piaciuta tantissimo e la lasciamo con la speranza di ricapitarci ogni qual volta l'occasione ce lo concederà.

18 Luglio 2019, Sandusky - Chicago

Stamattina si parte per Chicago; ci aspettano 480 per quasi 5 ore di guida. Durante il tragitto ci fermiamo in alcune stazioni di servizio per rifocillarci. Piove e piove tanto.
Strano davvero il clima in tutto il mondo. Ogni volta chiediamo alle persone del posto e ogni volta ci dicono che quest'anno è stato pazzesco...anche da noi in Sardegna da quanto sappiamo. A circa 50 km da Chicago la pioggia fa posto ad un bel cielo, leggermente nuvoloso ma sereno. Eccoci nella grande metropoli dell'Illinois, la terza per popolazione dopo New York e Los Angeles, nostre vecchie conoscenze. Si affaccia sul Lago Michigan ed è famosa per la particolare architettura; è costellata di grattacieli, come i famosi John Hancock Center, la Willis Tower, alta 442 metri, precedentemente chiamata Sears Tower e la neogotica Tribune Tower. La città è conosciuta anche per i musei, fra cui l'Art Institute of Chicago, che ospita rinomate opere impressioniste e post-impressioniste. Duemilioniottocento abitanti circa si muovono per questa meravigliosa città. Preso possesso della camera, forse tra le migliori di tutto il nostro
viaggio, nell'hotel Ivy Boutique (assolutamente consigliato sia per cura e bellezza che per costo relativamente abbordabile) andiamo a parcheggiare. Purtroppo il difetto che colpisce tutte le grandi città americane è ben radicato anche qui; i parcheggi a pagamento. L'hotel offre il suo ampio parcheggio per la modica cifra di 50 dollari al giorno. Dobbiamo stare per 5 giorni....secondo voi? andiamo a cercare qualcosa di leggermente più economico. Gigi ha scaricato l'app dei parcheggi e quindi ne conosciamo indirizzi e costi, sempre esorbitanti. Dobbiamo lasciare ferma la macchina perché comunque sarebbe impossibile muoverci con essa e trovare parcheggio vicino ai siti di interesse. Troviamo un parcheggio a 600 metri dall'hotel, 125 dollari totali, per 5 giorni; unico vincolo di non spostarla. Praticamente il costo "ridotto" consente un solo ingresso e una sola uscita. Rassegnati, prenotiamo e paghiamo online. Troviamo il parcheggio, depositiamo l'auto e via in albergo. Stiamo mezz'oretta a decidere cosa fare e poi usciamo alla scoperta dei dintorni senza mete precise per stasera. C'è un caldo bestiale; la pioggia che anche qui si è fatta sentire ha lasciato spazio ad un caldo afoso torrido. Spostate un'ora indietro le lancette, fuso orario, iniziamo a camminare tra le vie vicine all'hotel, dirigendoci verso il fiume. Tantissima gente, molto elegante,
raffinata e soprattutto tranquilla. Non c'è lo stress newyorchese né la puzzetta sotto il naso di Boston; qui c'è tanta gente di tutti i tipi che si rilassa tra un cocktail e una passeggiata, confondendosi tra gli impiegati e i più in alto nella scala gerarchica, impettiti e lustri di tutto punto. Non riusciamo a camminare se non col naso all'insù; grattacieli sfavillanti che specchiano i loro compagni vicini; il fiume è attraversato da canoe, water taxi e tour boat; le strade, intersecantisi, sono piene di gente felice. Tra gli altri sbuca fuori l'immenso grattacielo di Trump, altissimo e bellissimo. Insomma da un primo impatto possiamo affermare che sembra bellissima Chicago. Rientriamo in hotel con già tante immagini immortalate tra macchina fotografica e cellulare.
Doccia rinfrescante e poi andiamo a magiare la specialità di Chicago: la "Deep Dish Pizza", la pizza profonda = la pizza dai bordi alti. Andiamo da colui che detiene il primato, Giordano's. Dista circa 800 metri dall'albergo e c'è già tanta gente. Aspettiamo un quarto d'ora e poi, dopo esserci accomodati, il cameriere prende la comanda e ci dice che l'attesa sarà di circa 45 minuti. Abbiamo ordinato la specialità classica: formaggio e salsa di pomodoro. Dopo esattamente 45 minuti arriva. È una bella torta salata ripiena di ottimo formaggio filante e ricoperta di una gustosa e ben condita salsa al pomodoro; è buonissima. Accompagnata da due pinte di birra la terminiamo tutta,
impresa quasi impossibile per tutti. Noi, reduci da informazioni via web, abbiamo ordinato la "small" che di small ha solo il nome. Vediamo tanti pietanze uscire dalla cucina; spaghetti al pomodoro, calamari fritti, insalatona ecc., insomma un ottimo ristorante, rinomato ma con i piedi per terra. Il rapporto qualità prezzo è unico (in positivo), direi. Staff giovane ed efficientissimo oltre che molto attento e gentile. Il locale ha due piani con gruppi di pizzaioli e forni per piano. Molto caratteristico e tipico. Soddisfatti e strapieni, paghiamo conto che riteniamo essere assolutamente giusto, quasi economico anch'esso, usciamo con l'intenzione di proseguire per andare a bere in un locale dove suonano Blues o Jazz ma sinceramente la stanchezza si fa sentire e decidiamo di tornare in hotel, andremo domani, forse. Chicago è la patria del Blues e qui in tantissimi locali suonano dal vivo, non ce li faremo mancare di sicuro, bellissimo.

17 Luglio, Buffalo-Sandusky

Partiamo da Buffalo in direzione Sandusky, cittadina dell'Ohaio ai piedi del lago Erie il quarto più grande lago (per superficie) dei cinque Grandi Laghi del Nord America e l'undicesimo più grande a livello mondiale. facciamo quest tappa intermedia tra Buffalo e Chicago che distano tra loro circa 900.
I Km da fare per arrivare a Sandusky sono più di 400 e quindi arriviamo dopo circa 4 ore. I limiti di velocità sono assolutamente rispettati da tutti i conducenti e non superano mai i 120 km/h nonostante le strade larghe e spesso perfette. Il nostro albergo Magnuson Hotel, sta proprio all'ingresso della cittadina di circa 25.000 anime. È stranamente economico, 52 $ a notte per una bella camera e un bel bagno. L'aspetto però è controverso, sembra un albergo fantasma; c'è anche un ristorante annesso, con tutti i mobili perfetti, quasi intatto, chiuso dall'agosto 2018 fino a data da decidersi...mmma. La piscina sul retro attrae alcuni ospiti e capiamo di non essere soli. Vicino a questo ci sono una marea di locali commerciali compreso il nostro amatissimo Walmart. La sera invece ritroviamo con immenso piacere un locale che avevamo trovato già, a St George in Utah, per la prima volta, il Texas Roundhouse.
Si tratta di una catena di ristoranti American style, con tanto di arachidi per tutti, carni buonissime e staff efficiente, giovane e veloce. Finalmente mangiamo una bistecca con contorni vari. Il prezzo varia dipendentemente dal peso e dal tipo di carne ma non supera quasi mai i 25 dollari (comprensivo di due contorni). Birra alla spina, dai 4 ai 6 dollari e un locale da vedere, tutto di legno, con diversi schermi che trasmettono i vari sport amati dal pubblico, come il baseball e qualche trofeo di caccia appeso qua e la; insomma Texas Inside. Con 50 dollari ci siamo strafogati e abbiamo finalmente mangiato "normale".

16 Luglio 2019, Buffalo.

Oggi ci dedicheremo alla cittadina non osando uscire in macchina perché i parcheggi sono sempre a pagamento e non costano poco, inoltre dall'albergo siamo posizionati molto bene. Buffalo è una grande città, circa 280.000 abitanti. Il nostro hotel sta a poche centinaia di metri dal Buffalo River, dove c'è una bella passerella con tanto di parco pubblico, localini e il museo militare  a cielo aperto, il "Naval & Military Park".
Una lunga e curatissima esposizione di navi da guerra, monumenti ai caduti delle varie guerre, giardini e aiule curatissime e la sempre presente bandiera americana. L'attaccamento alla patria, il campanilismo e il rispetto per cose o persone che hanno fatto la storia e/o onorato l' America è invidiabile. Probabilmente per alcuni potrà sembrare esagerato ma forse questi sono i motivi per cui nessun monumento, nessun sito, nessuna bandiera o simbolo americano viene minimamente scalfito, deturpato, denigrato; il rispetto per il patrimonio pubblico, il bene comune, è lampante. Abbiamo visto, soprattutto a New York, rare manifestazioni di "odio" nei confronti di Trump e degli States come rappresentazione di una complessità di problematiche controverse anche palesi se vogliamo, ma l'attaccamento alla patria non è discutibile. Giriamo per qualche ora tra sole, navi e fiume, frequentatissimo anche dai velisti. È proprio carino qui.  Sentiamo e vediamo passare spesso l'elicottero dello sceriffo e le pattuglie della polizia. C'è l'uno e gli altri e c'è anche una sede della Federal Bureau of Investigation, F.B.I., non manca nulla. Ci sbraghiamo nel parco dotato di sedie e sdraia di legno e ammiriamo quanto questi americani si prendano cura dei manufatti; stanno mettendo mano al ponte che passa sulla città. Rimaniamo piacevolmente attratti dalla capacità di seguire le comuni regole comportamentali e le normative sulla sicurezza da parte degli operai; tutti col casco, imbrago e tutti i sistemi di sicurezza che da noi sono un optional.
Un trancio di pizza e relax. Di pomeriggio rientriamo un pochino in camera. Dopo qualche ora usciamo ancora per esplorare l'interno, la Downtown. Andiamo verso una della strade più rinomate, la Churc Street ovvero la strada delle chiese, a poche centinaia di metri dal nostro hotel. Effettivamente non poteva che chiamarsi così. Ci sono almeno 6 chiese una dietro l'altra; St.Paul's Episcopal Cathedral,  St.Joseph, St. Mark's Rc Churc e via. Sono tutte rigorosamente chiuse di pomeriggio e quindi le vediamo solo dall'esterno; comunque non volevamo fare il giro delle sette chiese, sia chiaro. L'architettura neo gotica le rende molto caratteristiche e affascinanti. Pioviggina. Ci ripariamo per qualche minuto e aspettiamo che passi. Passato. Ci dirigiamo per la parte centrale della cittadina. È molto carina; strade larghe, semafori dappertutto, soprattutto appesi ai fili, come fosse il bucato steso al sole. La metro, che passa di fronte a noi spesso, collega tutti i punti della città. Aiuole e fiori appesi ai lampioni e tanti localini e ristoranti
ma....non c'è nessuno. Insomma ci sono poche persone in giro e molte attività commerciali sono chiuse. Locali con insegne e interno spenti e molti chiusi. Sembra una domenica sera in una cittadina di alta montagna dopo le 18... tutto spento; una città fantasma. Ogni tanto vediamo passare la pattuglia della polizia e qualcuno a passeggio ma davvero è strano. Non abbiamo capito perché però è quasi surreale. Rientriamo in hotel, sono le 19.00. Doccia e cena giù, nel ristorante dell'hotel. Oggi pesce...fritto. Mangiare sano è davvero difficile, ci rifaremo a casa.

14, 15 Luglio 2019 Boston-Buffalo passando per Utica.

Il 14 mattina siamo partiti da Boston con direzione Utica, piccola cittadina di transito per proseguire verso Buffalo, città ai piedi delle cascate del Niagara, nostra prossima tappa. Arriviamo a Utica dopo circa 420 km e quasi 4 ore di guida.
L'albergo della catena Day's Inn ci accoglie con tutti i confort. Non c'è niente di interassante in questa piccola città e per di più oggi è domenica, praticamente tutto chiuso. Il nostro "salvavita" Subway ci salva  dai pochi  ristoranti carissimi in cui servono pietanze  da fast food....that's America, direi east America! 15 Luglio, dopo una buona colazione, compresa nel prezzo, così come il parcheggio (cosa ormai rara), si parte alla volta di Buffalo. I Km che ci distanziato sono 320 e in tre ore  siamo al check in del Buffalo Grand Hotel; un mega hotel molto bello con camere e bagno confortevoli e puliti (sempre la moquette però). Fatta l'accoglienza, via alle cascate, a 30 km da qui. Facili da raggiungere ma i parcheggi sono tutti a pagamento, dai 10 dollari in su per l'intera giornata, ci sta.
Lasciamo la macchina in custodia al parcheggio e iniziamo l'avvicinamento. Dopo aver letto tanto , abbiamo capito che il lato migliore per apprezzare le cascate è quello canadese. Queste infatti si trovano ai confini con il Canada e per passare bisogna sbrigare le pratiche doganali, quindi passaporto, attraversamento ponte e si entra in Canada dopo le domande di rito di poliziotti giganti e molto affabili con una pronuncia FINALMENTE comprensibile per noi. Per quanto abbiamo visto noi le cascate sono tre, due sul lato americano e una, la famosa Horseshoe, che unisce le
due sponde di confine. Effettivamente si vedono benissimo, con  tutta la loro imponenza, dal lato canadese. Tantissima gente non ci impedisce le foto di rito. Sotto vediamo i due battelli, uno americano e l'altro canadese, che trasportano le persone ai piedi delle cascate. I due battelli si differenziano per tipo di natante e soprattutto per il colore delle manteline usa e getta che offrono in dotazione; quello americano, il Maid of the Mist, da in dotazione le manteline di colore blu ed è a chiglia unica; quello canadese, il Hornblower,  è tappezzato di rosso, il colore delle mantelline, ed è un bel catamarano. Deciso, prendiamo questo, anche noi vogliamo bagnarci completamente.
Saliti a bordo non è stato possibile neanche per un attimo usare macchina fotografica né cellulare, praticamente un bagno totale. Le mantelline ci salvano ma non dalla calca di gente. Sia arriva ai piedi dell'Horseshoe fall e si sta per un pochino qui, poi, in corrente, si torna indietro. Il tutto dura circa 20 minuti per circa 20 euro ma, per quanto singolare, non lo rifaremmo una seconda volta.
Scesi dal battello, andiamo per i meandri canadesi. Praticamente è un Luna Park, una mini Las Vegas, Disneyland, insomma una città gioco, per adulti e piccini. Attraversiamo un bel giardino, sede della Polizia, e torniamo in America, dove la trafila è veloce se hai un dollaro canadese. Per rientrare devi inserire un dollaro canadese nelle gettoniera ai tornelli, quindi, per ch dovesse venire qui, ricordarlo è necessario. Poi si fa la fila alla dogana, veloce ma con i soliti poliziotti American style che ti fanno le solite domande con accento così stretto che senti solo un mangiarsi lettere e parole, come solo loro sanno fare. Vediamo le cascate anche da qui ma sinceramente si può apprezzare soltanto la loro caduta. Una cosa invece molto visibile è la sporcizia che si accumala nelle così dette "morte", un vero schifo. Riprendiamo la macchina e torniamo in hotel, sono le 19. Doccia e cena qui stesso, nel ristorante annesso, dove i prezzi sono assolutamente abbordabili, per questi standard americani assurdi. Pizza gigante, cheeseburger con contorno e due birre per la modica cifra di 44 $ a cui si deve aggiungere la mancia....economico no?.

12,13, Luglio 2109. Boston

Domani mattina, 14 Luglio, partiamo da Boston per avvicinarci alle cascate del Niagara che si trovano vicino alla cittadina di Buffalo. Non è una trasferta corta quindi dormiremo a Utica, nello stato di New York, per una notte.
Che dire di Boston; bella. Una gran bella città, molto turistica e molto dispendiosa. Abbiamo capito che i nostri parametri e il nostro plafond devono cambiare e la cosa non ci piace tanto, non solo per quanto significhi ma soprattutto perché veniamo da esperienze un tantino diverse dove con 20 dollari dormivi in una bella stanza d'albergo e con massimo 10 dollari al giorno mangiavi tutto il buono che c'è. In America è veramente tutto OLTRE e spesso senza senso. Boston ha la bellezza di una città pulita e frequentata da bella gente, studenti e pochi homeless. Le strade sono ampie e anche là dove ci sono i bellissimi grattacieli non si ha la sensazione caotica  e "labirintica" di New York. Accanto a questi vi sono poi tante case in stile coloniale e tanti siti storici per gli amanti della storia americana. Oltre alla Freedom Trail che sicuramente fa toccare tutti i punti di maggior interesse, abbiamo visitato anche altri 3 luoghi di incontro molto animati e davvero interessanti: il Coplay Square, il  Government Square (fa parte del Faneuil Hall Marketplace ed è stato il luogo di incontri che hanno alimentato la Rivoluzione americana) e la parte a sud di Boston (a circa 15 km dal nostro albergo e a circa 10 dal centro città) dove si trova il Castel Island, un forte chiamato appunto Fort Indipendence, che ebbe un ruolo fondamentale nella difesa della città tra il 1700 e la seconda metà dell'800. Non abbiamo visitato il suo interno perché era chiuso e per il tour guidato avremmo dovuto aspettare troppo. scegliamo cosìddi mangiare in un locale di fast food mooolto rinomato, il Sullivan, dove con pochi  dollari compriamo  due panini, due hot dogs. Lo staff di giovanissimi è veloce ed efficiente e le  pietanze sono abbondanti e a basso costo...ecco perché c'è tanta fila. Tantissima gente anima queste attrazioni, tanti sono gli spazi verdi che offre questa bella città. Facilissimo spostarsi con la metro che ha poche linee e di cui si può fare la carta ricaricabile (Charlie Card), comodissima, che abbiamo fatto noi. Lasciata la metro, ritiriamo la nuova macchina a noleggio (AVIS RENT) che ci servirà per i prossimi giorni fino alla fine della nostra avventura da questa parte dell'oceano Atlantico. Abbiamo notato che il Customer Service (servizio clienti) è ben diverso dall'altra costa. Qui, anche qui a Boston, la gentilezza e i sorrisi non si sprecano, così come il saluto. Vabbè, l'essere umano dicono sia bello perché vario....mmmma'

11 Luglio 2019. Boston downtown, Freedom Trail.

La metro sta proprio a 100 metri dal nostro bell'albergo, il Boston Hotel (assolutamente consigliato, nonostante il prezzo). In circa 40 minuti siamo al centro di Boston e da qui iniziamo un tragitto che si chiama Freedom Trail e che, con i suoi 4 km, si districa tra le migliori e più importanti attrazioni storiche della città.
Si parte dal Boston Common , il parco cittadino più antico degli Stati uniti, ancora curatissimo e perfetto. Da qui ci si inoltra tra monumenti, cimiteri storici e tanto altro, compreso la tomba del grande Benjamin Franklin. Nel bel mezzo del percorso si tocca il Faneuil Hall che è stato un mercato e una sala riunioni dal 1743.  Faneuil Hall Marketplace comprende tre edifici storici in granito chiamati North Market, Quincy Market e South Market. È un agglomerato di locali caratteristici  soprattutto il Quincy Market che dal 1826 serve questa città con tante specialità locali, compreso il pesce, anzi il Lobster, quella che loro chiamano aragosta ma che è ASTICE!!!. Questi americani non credo distinguano le due prelibatezze di mare ma noi siamo isolani di terra di pescatori del mediterraneo. Insomma qui il o la Lobster è servita come piatto d'oro, come fosse aragosta ma non lo è. Inoltre, ovviamente, non è proprio ricca di sapore come la mediterranea. Il market invece è un piacere per gli occhi; tantissima gente ma soprattutto tanti stands ricchi di ogni ben di Dio, dai dolci alle carni e crostacei.
Decidiamo di mangiare in quello che è ritenuto uno dei migliori, uno dei più vecchi locali, il Cheels. Prendiamo proprio la "specialità" Il Lobster Roll, un panino con "aragosta" e contorni. Piatto abbondante, come sempre, abbastanza saporito ma niente di più. La birra invece è sempre buona, anche qui hanno una marea di ottime birre e una tradizione birraria importante. Continuando a gironzolare ci fermiamo tra negozi e artisti di strada, sempre affascinanti. Visitiamo un vecchio laboratorio di cioccolato e poi, esausti, torniamo in hotel.

10 Luglio 2109. Da New York a Boston. Trasferimento

Oggi lasciamo questa caotica e pazzesca metropoli per andare nella bella città di Boston, capitale del Massachusetts. Per non dimenticare i nostri trascorsi asiatici prendiamo il bus. Con circa 13 dollari a testa abbiamo prenotato i biglietti online.
Lasciato l'albergo, il Club Quarters Hotel in Wall Street, a 300 metri da quello in cui risiedevano con Isa e Jonathan, ci dirigiamo con la metro alla stazione dei bus in Time Square. L'hotel che avevamo è stato davvero confortevole, bellissima stanza e tanto altro, compresa l'ottima posizione ma non vi diciamo quanto ci è costato, è meglio. Purtroppo abbiamo potuto assodare che la grande mela è la più cara meta raggiunta; i prezzi di qualsiasi cosa, compreso il fast food, il cibo da strada e un semplice gelato, sono allucinanti. Pensavamo che con Singapore o le Fiji avessimo già dato ma qui è stato oltre. Partiamo puntualissimi alle 12,01 (giuro 01'). È stato abbastanza facile districarsi tra metro e bus, nonostante il carico dei nostri due zaini. Si parte; 4 ore e mezza con una pausa di 15 minuti e siamo a Boston. Dalla stazione di arrivo prendiamo la metro che è un ibrido tra sotterranea e aerea. Anche Boston ha un servizio pubblico invidiabile e quasi tutti utilizzano i mezzi a disposizione compreso la metro che è efficentissima. Saltano subito le differenze agli occhi e al naso, direi; qui sono tutti abbastanza curati. Non solo le persone ma anche la città che scorgiamo dai finestrini della Metro. C'è una enormità di "fighettini"; tanta bella gente pulita e ordinata; giovani carini e semplici che hanno e danno una parvenza di sobrietà.
Nessun barbone a bordo, nessun odore nauseabondo e la gente è normopeso! Perdonate ciò che sembra una banalità ma lungi da me esserlo. New York è sicuramente enorme rispetto a Boston ed ha sicuramente tante grandissime problematiche irrisolte ma la gente è davvero abbandonata a sé stessa, senza un briciolo di autostima o cura della propria salute, parlo di chi può permettersi di mangiare. Quali siano le motivazioni ce lo siamo chiesti e forse potremmo anche dare delle risposte ma non in questo contesto. Tra le tante piaghe l'obesità, quella grave, è diffusissima per non parlare degli homeless. Tornando a Boston, ha due delle migliori università del mondo, la Boston University e la Harvard; ha sedi storiche importanti e sicuramente l'ambiente è un tantino IN. Domani andremo a vedere e toccare con mano, anzi con piedi, il suo cuore storico, oggi restiamo in zona albergo e ceniamo "messicano"....non è proprio messicano, troppo poco grasso. 😂😂