"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

22 Giugno 2019. San Francisco West Side.


  • Nonostante la bella giornata, stamattina dedichiamo alcune ore all'organizzazione dell'ultima parte del nostro girovagare per il mondo, la costa. Approfittiamo della connessione in hotel, perché per qualche giorno saremo fuori "rete". Domani si parte per Yosemite e per ultimo Sequoia National Park. Il nostro viaggio continuerà per San Diego e poi torneremo da Isa e Jonathan con i quali partiremo per New York per il 4 luglio. Da lì, ci separeremo l'8 luglio; loro rientreranno a Los Angeles e noi, Dio volendo e non solo Lui, continueremo per le grandi città della Costa Est senza tralasciare le cascate del Niagara ... insomma, un lavoro 😜😜😜.A parte gli scherzi è davvero complicato correre da una parte all'altra perché, nella sua FIGATA, è abbastanza stancante, soprattutto dopo 7 mesi. Intorno alle 13. 30 usciamo per vedere la parte rimanente della città, quella a ovest. Prendiamo la macchina perché è abbastanza distante. Ci dirigiamo subito al Golden Gate Bridge che anche oggi, nonostante la bella giornata, è circondato da una coltre di nebbia. Praticamente è sempre così. Sembra un timidone che fa capolino con la testa, oltre la coltre bianca, per farsi vedere un pochino; si fa desiderare. Parcheggiata l'auto andiamo proprio ai suoi piedi;saliamo sopra il Fort Point, la struttura fortificata che protegge l'ingresso della baia di San Francisco, dove sono illustrati i punti di difesa e l'attacco di questa area difensiva. Al piano terreno è allestita una mostra dei momenti di vita dei combattenti dei diversi momenti storici che hanno abitato questastruttura con un omaggio a tutti coloro che nel 2102 nel 75 ° anniversario della costruzione hanno prestato la loro opera per esaltarne il prestigio. Molto interessante davvero. Scesi giù, girato intorno e sopra e sotto, finiamo la visita al ponte timido e, ripresa la macchina, andiamo verso la Golden Gate National Recreation Area, ovvero un parco di giardini e aree dedicate al relax, allo sport, al tempo libero insomma.Ci sono anche un museo di arte moderna, lungi da noi, e l'accademia delle scienze; Gi ingressi registrati dai 10 ai 15 dollari. C'è il giardino botanico (9 dollari) e quello giapponese, ma è chiuso alle 18 e avremmo troppo poco tempo. Ci "accontentiamo '' del giardino delle rose, fantastiche rose di tutti i tipi, dai colori e profumi meravigliosi. Rientriamo in hotel e dopo aver riordinato le idee usciamo per cena. Oggi ci andrebbe una pizza e quindi ci dirigiamo verso la zona moli, dove ci sono diverse pizzerie ma alla fine entriamo in un bel locale, minimalsofisticato di nome Roma Antica. Qui ci sono pizze ma anche la pasta e tante cose tipicamente italiane.Di solito non ci va ma oggi siamo stanchi di girare e poi uno dei camerieri, Kevin, giovanissimo napoletano doc giramondo, ci fa tanta simpatia. Il locale è gestito da ragazzi operosi e professionali, quasi tutti italiani. Alla fine ordiniamo due piatti di pasta, ravioli ai porcini e amatriciana: superlativi !!!. Kevin ci offre un tiramisù e noi gli auguriamo buona fortuna e buona vita prima di concludere. Domani lasciamo questa bellissima città. Con i suoi quasi 900.000 abitanti è una meravigliosa città vivibilissima; sono tanti spazi in uno. Spazi immensi verdi, dove puoi fare qualunque cosa nel tempo libero; musei; zone modernissime con negozi, locali, grattacieli e poi le aree più caratteristiche come Chinatown, il quartiere italiano e quello giapponese. La gente poi è sempre molto lenta, rilassante, sorridente e pimpante, sarà sicuramente la vicinanza al mare, all'oceano. La Baia di San Francisco è un'altra zona in cui godere appieno di atmosfera marinaresche miste a divertimento. Ci è davvero piaciuta tanto, torneremo molto volentieri magari a soggiornare  un po di più ... chissà.

21 Giugno 2019, San Francisco. SF MOMA Museum


Questa bella giornata, abbastanza assolata ma sempre freddina, ci vedrà di cultura. Direzione Museo d'arte Moderna,il MOMA di San Francisco, sulla falsa riga del MoMa newyorchese. Dista 3 km dall'hotel ma la giornata ci invita ad andare a piedi. Passiamo tra le vie e i quartieri di questa bella città, tra qualche homless, gente che si rilassa, che corre, che va a lavoro. Arriviamo alMuseo, costo ingresso 25 dollari a cranio. 7 piani di arte moderna. Tattica: saliamo al 7° per poi scendere. In questo piano c'è una mostra temporanea di un'artista eclettica e particolare, Suzanne Lacy. È una pioniera dell'arte, socialmente impegnata; promuove il dialogo e le collaborazioni con le comunità - artisti, attivisti, organizzazioni, scuole.  ""Dagli anni '70 ha usato strategie di organizzazione della comunità e interventi mediatici per stimolare discussioni su questioni sociali urgenti, tra cui femminismo, violenza contro le donne, razzismo e diritti dei lavoratori.  Questi progetti spesso culminano in performance coreografate che riuniscono diversi gruppi di partecipanti per condividere le loro storie"". Tanto di cappello ma sinceramente abbastanza incomprensibili alcune "opere". C'è anche una scultura vivente, una ragazza in mezzo ad un mucchio di magliette e stracci che  cuce....le trame della vita che va a pezzi? per ogni rappresentazione c'è una didascalia ma, sinceramente, non capiamo neanche quelle e non per la lingua. Giù scendendo di di piano in piano, tra Andy Wharol e altri, a noi, meno conosciuti, cerchiamo di farci piacere queste opere che contano per il loro contenuto. Visivamente sono difficili da digerire anche perché siamo molto ignoranti in materia, ma sinceramente, spesso, non ne capiamo neppure il contenuto. Se dobbiamo dirla proprio tutta, crediamo sia l'ultima volta che metteremo piede in un museo di arte moderna. Ci proviamo ogni volta ma ogni volta non riusciamo ad apprezzarla. Non riusciamo a capire quale sia il passo, il passaggio che, da uno scarabocchio sul muro, da un pezzo di metallo contorto, abbia potuto far avere tale successo e perché. Abbiamo le nostre teorie su questo ed è meglio che ce le teniamo per noi. All'uscita cerchiamo qualcosa da mangiare e ci immergiamo tra i grattacieli della Union Square per poi andare a mangiare in un centro commerciale con una marea di ristoranti all'interno. Dopo pranzo continuiamo a girovagare tra bella gente, sole, piazze, grattacieli. Andiamo in direzione Ferry Bulding, il terminal dei traghetti che si muovono per la baia. È sovrastato da un bell'orologio all'altezza di 75 m. Intorno, piazza e, il fine settimana, bancarelle di roba da mangiare. Rientriamo qualche ora in hotel e poi, siccome la serata non è freddissima come i giorni scorsi, usciamo per cena e andiamo verso i moli. Tantissima gente, luci e ristoranti. Oggi messicano, tra burrito e quesadillas ci divertiamo a guardare ciò che ci gira intorno. Passando per la Beach Street, la strada principale dei moli, tra il museo marittimo e il Fischermans Wharf, al n. 747, c'è una galleria d'arte, una collezione, che gratuitamente, ti porta tra le opere particolarissime e bellissime dell'artista  Theodore Seuss Geisel, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Dr Seuss, fumettista e scrittore. Ha pubblicato oltre 60 libri per bambini che sono stati spesso caratterizzati da una straordinaria fantasia di personaggi. Fra i suoi successi più rinomati si può citare "prosciutto con uova verdi "(Green Eggs and Ham),"il gatto col cappello"(The Cat in the Hat) e tanti altri. Il Grinch è una sua creazione, spesso citato come la migliore opera dello scrittore. Vi suggeriamo di entrare a vedere queste meraviglie. Rifatti gli occhi, prima di rientrare, una golosità: i doughnuts della catena KrispyKreme...una delizia per il palato e la vista.

20 Giugno 2019. San Francisco


La giornata è molto fresca ma abbastanza serena. Il sole ci ispira ad andare verso la baya, verso i famosi moli di San Francisco. Ovviamente ci spostiamo a piedi; ci si può servire di bus e cable car ma a piedi si assapora tutto. Partendo dal nostro ben posizionato hotel, dritti giù sula Vann Ness Avenue e poi Marina Blvd. Qui, nel Golden Gate National Recreation Area, come dice il nome, la gente fa di tutto: alcuni pescano, sbragati al sole con la musica di una radio portatile in sottofondo; molti corrono o passeggiano; alcuni nuotano nelle acque gelide. Adiacente al molo una bella spiaggetta e il museo marittimo. È piccolo ma molto carino; una sala, al Ian terreno dove sono esposte alcune cose interessanti tra le quali una piccola imbarcazione a vela di un navigatore giapponese che, nel 1962, a soli 23 anni, fece la traversata del Pacifico (fu il secondo al mondo in quell'epoca, il primo fu un britannico) da Osaka a San Francisco in 94 giorni, in solitaria; la sua storia ha dell'incredibile, si chiama Kenichi Horie. Appena arrivato venne arrestato perché senza documenti, visto né soldi. Il Sindaco però, valutata la sua impresa e la sua voglia di toccare l'America, lo fece leberare concedendogli un visto di 30 giorni e le chiavi della città, insomma lla fine la tenacia ripaga. Al primo piano l'omaggio della città a chi iniziò a renderla importante a livello marittimo; ingrandimenti di foto d'epoca, da brivido da quanto riprodotte bene, in cui si esalta il lavoro degli equipaggi sulle navi, nel loro quotidiano. Al sotto piano, un'area ricreativa per anziani...museali.  Usciti da qui, si procede sui moli. Gabbiano, qualche pellicano e tante persone rilassate intorno; è proprio una bella città. Arriviamo al National Historic Park, in cui la nostra tessera di accesso ai parchi è valida, quindi entriamo con questa; il costo del ticket è di 25 dollari, se non convenzionati o altro. È un'esposizione a cielo aperto di navi storiche. Si possono visitare al  loro interno e immergersi nella vita di bordo. Molto bello, assolutamente imperdibile. Ancora un po e poi troviamo un localino nei pressi dei moli 45, 43, dove assaggiare qualcosa di tipico; il locale si chiama come un loro piatto tipico  Cioppino's. È una bowl di pane raffermo ripiena di quello che vuoi. Noi scegliamo base aragosta e salsa al pomodoro, niente di eccezionale, l'aragosta era già scappata da tempo. Pausa al sole terminata, entriamo nel vivo di questi moli, soprattutto in uno dei moli più famosi, il Fisherman's Wharf. Una marea di attività, ristoranti, negozietti di souvenirs e tante bancarelle per la vendita take away. Artisti di strada che si esibiscono dove possono allietano i passanti. Girovagando per questi meandri ci imbattiamo in una chicca: il museo della meccanica Museum Mequaniche. È un tuffo nel passato; i nostri giochi di tantissimi anni or sono, quelli che si trovavano nei primi bar, i flipper, oppure nei luna park; ci ritroviamo a fare un balzo nel tempo. Sembra di stare nella trasmissione di Carlo Conti "Noi Che....I Migliori Anni". Nostalgia e apprezzamento su come ci si divertiva con giochi meccanici, fatti con cura e passione. Davvero bellissimo. Continuando passiamo di fronte all'imbarco per Alcatraz, che è sempre di fronte a noi, di fronte ai moli. Non rientra nelle nostre curiosità visitare carceri, seppur famosissimi, quindi non faremo questa visita. Arriviamo al molo 39: un Luna Park! È fantastico, nel vero senso della parola. Giostre, giocolieri, tantissimi negozi di dolciumi, cioccolaterie, gelaterie, tantissime attrazioni, colori e gente. Sul molo sdraiati al sole, simili a sacchi poggiati, i leoni marini. Sono tantissimi e fanno la felicità dei bambini, suscitando ilarità negli adulti per i loro buffissimi comportamenti. È ora di rientre un po in hotel. Una bella doccia, foto da rivedere, blog, varie ed eventuali arriviamo alle 20.00. Si va in un locale a 600 m da qui, il .....nel Ghirardelli Square. È un pub molto caratteristico e si sta benissimo. Birre artigianali ottime e Hamburger eccellenti.

19 Giugno 2019, Da Napa Valley a San Francisco

Dopo aver preso due pastine confezionate e un caffè dalla mini reception dell'hotel "economico"di Napa Valley, scappiamo a gambe levate da questo posto che ci fa sentire pesci fuor d'acqua. La mattina è fredda e uggiosa. Partiamo alle 8.00. I Km da percorrere sono circa un centinaio, in un'ora e mezzo dovremmo arrivare. Infatti! Nonostante qualche bel tratto congestionato dal traffico mattutino, alle 9.30 entriamo a San Francisco. È rinomatamente una città di nebbia e freddino ma oggi è davvero incredibile per noi, nebbia fittissima. Andiamo verso un punto panoramico per vedere dall'alto il famoso ponte Golden Bridge, sperando che la nebbia si diradi; invece no. Il ponte ogni tanto fa capolino tra la fitta nebbia, sembra la scena di un film o di un libro. Stiamo qui ad aspettare. Nonostante la nebbia, il vento è fortissimo. Soffia un vento freddo, la nebbia, il ponte che appare e scompare, insomma mi sembra di leggere uno dei tantissimi Thriller in cui "nell'ombra qualcuno commette un misfatto". Ma bando alle fantasie; stufi di aspettare l'apparire del ponte, scendiamo "a valle". Ci immergiamo nella città. Cerchiamo l'hotel, il Vann Ness Inn, che per la modica cifra di 140 dollari a notte ci ospiterà per quattro giorni. È posizionato benissimo, ha il parcheggio interno e quindi, lasciata la macchina qui, iniziamo a vedere la bella San Francisco. Purtroppo non c'è il sole ma la nebbia si è diradata; il vento freddo permane. Subito, subito, girato l'angolo del nostro hotel, una salita: la Lombard Street, la famosa strada con pendenza incredibile; che la si salga o la si scenda è davvero ardua. Fatta in salita è spezzafiato. Di lì si incroci la Crookedest street, la strada più "tortuosa" della citta'  del Quartiere di Russian Hill. Questa strada è ritenuta la più tortuosa strada della città, anzi la seconda più tortuosa della città, perché questo onore appartiene a Vermont Street tra la ventesima e la ventiduesima strada nel quartiere di Portrero Hill. Nonostante ciò la Lombard Street con le sue curve circondate da fiori bellissimi e rigogliose piante ha un fascino imbattibile. Da qui iniziamo a gironzolare in questa bella citta'. Ci imbattiamo in una fila di gente che tenta di comprare i famosi "biscotti della fortuna" nel quartiere cinese. Questi biscotti in realtà sono di origine giapponese ma per alcuni motivi storici sono spesso considerati, erroneamente, cinesi. Noi non facciamo né fila né fortuna, crediamo di averne già abbastanza. Continuando, visitiamo il Cable car Museum, che ci da delucidazioni su come funzionino le Cable car le piccole cabinovie/tram, molto caratteristiche, che circolano qui e sono trainate da un cavo sotterraneo. Vediamo la Grace Cathedral, una bella cattedrale da visitare, con alcune cose interessanti da vedere al suo interno: bellissimi mosaici,  una statua di San Francesco sui generis, un labirinto segnato sul pavimento che rappresenta, se completato, la capacità o la volontà di meditare e avere un contatto con la propria spiritualità; un bellissimo ceppo completo di radici, tutto di bronzo, nero, sembra il residuo di un incendio e un altare di Keith Haring per non dimenticare l'AIDS, flagello di nazioni e religioni che in questa battaglia sono accomunate. L'ingresso della cattedrale ha un grande portale, sono le "porte Ghiberti". Sono riproduzioni delle porte del Battistero di Firenze di Lorenzo Ghiberti, soprannominate anche "Porte del Paradiso". Cammina, cammina, altra tappa: la Cattedrale di Santa Maria dell'Immacolata Concezione. Chiesa cattolica romana che sta tra la 660 California Street e la Grand Avenue, a Chinatown . Costruita in stile neogotico nella seconda metà dell'800, distrutta in gran parte da un grossissimo incendio e ricostruita agli inizi del '900. Da qui, cerchiamo e troviamo con un po di difficoltà il tempio taoista più antico e ancora funzionante degli Stati Uniti, il Tin How Temple, dedicato alla dea del mare Mazu (in cantonese Tin How). Si trova all'ultimo piano di un palazzo fatiscente, con pianerottoli puzzolenti e abbastanza sporchi. Il tempio è ricavato da un appartamento, non si può fotografare, chiude alle 16.00 ed è molto carino, il rosso e oro predominano. Dopo la spiritualità diffusa, mangiamo in un ristorantino Thai; la nostalgia ci ha devastati. La birra Chang, che tanto abbiamo amato in Thailandia, ha richiamato la nostra attenzione. Ordiniamo una Pad Thai e una Tom Yum, piatti tipici che conosciamo benissimo. Non sono eccezionali come gli originalei ma ci hanno fatto tornare indietro di diversi mesi, la, dove, sinceramente ci piaceva tutto molto di più. Dopo questo piacevole ritorno al passato, continuiamo per la bellissima China Town; perche' bellissima? perché, a differenza della omonima di Singapore, senz'anima, questa ci fa reimmergere in ciò che abbiamo vissuto mesi fa; gli odori, da alcuni definiti "pungenti", per noi sono profumi da non dimenticare; le bancarelle con gli alimenti secchi o "strani", da alcuni definiti "difficili", per noi sono unici e indimenticabili. Insomma ci è piaciuta e ci siamo  divertiti a girare qui. Attraversata la porta d'ingresso,"Chinatown Gate", entriamo nel cuore della città; strade affollate ma assolutamente fruibili, gente molto indaffarata ma anche tranquilla, rilassata, negozi griffati e tanti ristoranti e localini dove bere e/o mangiare qualcosa. I prezzi sono ottimi. È una città molto ospitale e non dispendiosa, molto a "dimensione umana". Siamo nel cuore pulsante di San Francisco, Union Square, piazza principale e importante punto di passaggio, contornata da hotel di lusso, bei monumenti, negozi di classe e teatri.  Un acquisto utile da Decathlon, la manna dal cielo (il giubbino pile per Gig) e poi una camminata di dieci minuti circa e raggiungiamo il Financial District, dove vediamo un altro dei monumenti simbolo di San Francisco: la Transamerica Piramide, l'altro simbolo della città dopo il Golden Bridge. Continuando a camminare ci imbattiamo nella bella chiesa di San Francesco D'Assisi, a cui è intitolata la città. Un francescano gironzola all'interno di questa chiesa abbastanza moderna e molto familiare per noi; ci sono diverse rappresentazioni di Santi a noi molto cari e noti, compreso Padre Pio. Insomma un tuffo in Italia. Ed è proprio in Little Italy che ci troviamo; non sappiamo se venga riconosciuto così questo quartiere ma sicuramente non può essere confuso. È un'ampia zona di diverse strade ortogonali, come tutto il resto della città, tutta tappezzata dai colori della nostra bandiera e strapiena di locali commerciali italiani: pizzerie, paste fresche, pasticcerie e prezzi, come spesso accade con le attività degli italiani all'estero, abbastanza altini. Sono le 18.00 e decidiamo di staccare un po, rientriamo in hotel. Ckeck in, sistemazione in questa stanza ampia e abbastanza confortevole, senza moquette sopratutto, e doccia. Dopo qualche ora usciamo a mangiare qualcosa. Vorremmo pizza, con le giuste differenze ovviamente. A 600 m dall'hotel c'è una piccola pizzeria che si chiama Za Pizza. Andiamo e, nonostante sia chiusa, ci sono tante persone e il proprietario ci fa due tranci di pizza, molto buoni, semolati. Be', è ora di rinetrare. Un po' di stanchezza oltre al freddo c'è. La notte è fredda e l'aria è pregna di goccine di umido, si rientra. Buonanotte.


18 Giungno, Napa 2019, Da Reno a Napa Valley, trasferimento

Scappiamo dalla caotica ma caratteristica Reno. Il traffico è veramente notevole. Partiamo alle 8.00 e, dopo un totale di 325 km circa, dopo km di arterie super trafficate e una pausa al 7Eleven per caffè e panzerotti alla cannella, entriamo in questa vallata tipicamente...toscana. Dopo esserci fatti deliziare dai suggerimenti di un gentilissimo signore del centro informazioni, che è necessario visitare per avere una idea di come muoversi, cominciamo a girare la vallata. È una distesa infinita di vigneti rigogliosi, curati maniacalmente. Ogni podere offre una degustazione di almeno 5 vini. Molti lo fanno solo su appuntamento, altri, come quelli che abbiamo visitato, la Sattui Winery  e il castello di Amorosa, con 20 o 30 dollari a testa ti offrono la degustazione. Se però hai lo stomaco vuoto, dovresti acquistare qualche formaggio, che ci sta sempre bene, o altro non a cifre modifiche. Questo posto è una zona elitaria californiana. A parte la cittadina carina, le distese spettacolari dei vigneti, le tenute da miliardari (ci hanno ricordato la vecchia serie televisiva Dynasty) e i buoni vini, ma noi ne abbiamo di migliori, non vi suggeriamo di stare; se non siete grandi estimatori e/o esperti o semplicemente curiosi anche ben agitati direi, passateci in mezzo e via. Per quanto ci riguarda è stato bello vedere come la passione crea bellezza e bontà ma non è il nostro ambiente ideale, soprattutto dopo i mesi di esperienza di vita vera, di contenuti, di piedi per terra che abbiamo alle spalle. Questi ambienti artificiali e fuori realtà non hanno valore per noi. Sicuramente non è un luogo che visiteremmo nuovamente neanche a gratis. Abbiamo purtroppo, pernottato in un hotel qui a Napa, il Discovery Inn, pessimo, per 130 dollari a notte, una stanza e un bagnettocon una colazione misera da fare in camera e certo, cosa ci dovevamo aspettare, è uno dei più economici...mmma'.

17 Giugno 2019. Da Jackpot a Reno, trasferimento

Partiti presto da Jackpot, 7.30, dopo una buona colazione tra waffles, dounats e tanto altro che questo albergo offre, ci mettiamo alla guida. Poco meno di 700 km ci dividono da Reno. Dividiamo il carico e quindi guiderò per prima io fino a poco più della metà del tragitto. A 100 km da Reno c'è un famoso e bellissimo lago, il Tahoe, che vogliamo vedere, quindi, prima di arrivare all'hotel, andiamo al lago. Arrivati intorno alle 14.30 al lago , dopo 7 ore di macchina, lo vediamo in tutto il suo splendore. È enorme e tanta gente lo utilizza come punto di riferimento per week end o per uscire con natanti a fare escursioni o attività ludico/sportive. È circondato da abeti maestosi che, per noi, sono il preludio di Sequoia. Già in alcune foreste dell'indocina abbiamo potuto assaporare il piacere di ritrovarsi di fronte a tanta enormità ma ogni volta è sempre una meraviglia. Decidiamo di mangiare qui, in un'area pic-nic. Un'insala di pomodori e pollo (rigorosamente in scatola) che era nelle nostre provviste. Dopo un po di tregua riprendiamo la macchina per entrare a Reno (100 km a ritroso). Arriamo in questa mega cittadina che, come dice un'iscrizione nel cuore del suo centro, dove abbiamo noi l'hotel, "LA PIÙ GRANDE PICCOLA CITTÀ DEL MONDO". Il nostro hotel è pazzesco (Silver Legacy Resort and casino') per 50 dollari a notte (che diventeranno poco meno di 80 con le tasse compresa quella di soggiorno) abbiamo una stanza enorme, un bagno enorme in un albergo con tantissimi piani. Al pian terreno il grande casinò. Reno è una piccola Las Vegas, o meglio, è una città con una Las Vegas al suo interno. Lasciata l'auto ai parcheggiatori e gli zaini in stanza, usciamo a vedere i dintorni. Impossibile guidarci dentro, il traffico è congestionato e tanto. A piedi percorriamo le vie traverse. Tanti gli homeless e i disperati, poca polizia. Las Vegas di contro aveva tanta polizia in ogni punto della città. Qui è davvero palese di come il gioco d'azzardo sia impregnato nelle ossa di molti. Vediamo donne vecchissime o meglio trascurate, che giocano da sole con macchine ruba soldi. Probabilmente i disperati che circolano senzau na dimora, sono il frutto di questo maledetto vizio. Passando oltre queste considerazioni una delle cose che ci ha affascinanti di più, da ex freeclimber, è stata la parete diun albergo tutta allestita per l'arrampicata sportiva. Siamo entrati, l'accesso è pubblico, nell'albergo e, al secondo piano, oltre alla palestra con attrezzature da palestra, vi sono tante pareti per il bouldering. Diverse persone che si allenano. Si possono affittare le scarpe e l'imbrago per 5 dollari, fantastico. Il pensiero ci solletica, ma sarebbe per riderci su. Sono passati più di 20 anni da quando lo facevamo. Dopo ricordi e sogni, scendiamo con i piedi per terra, nella cruda realtà, il tempo è un grande nemico molto spesso. Torniamo un pochino in hotel a gironzolare nel casinò e vediamo di tutto. Tanta gente che usa la carta di credito come fosse il battito delle ciglia, per giocare. I croupiers irremovibili e sicuri muovono le pedine, le carte, tutto in modo veloce e apparentemente semplice. Cameriere attempate, con tanto di minigonna e scollatura cheservono cocktails tra i tavoli aspettando il giorno in cui si potranno mettere i le ciabatte e la tutona per stare sbragate a casa, magari con i loro nipotini. Visti i prezzi proibitivi dei ristoranti, usciamo di nuovo e ci tuffiamo dentro ad un take away messicano dove però, essendo all'interno di un mini casinò con annesso bar, ci tratteniamo a mangiare. Ci sono diversi tavoli e le birre al boccale (Draft beer) costano dai 2 ai 4 dollari e sono ottime. Con 15 dollari abbiamo mangiato burritos, tacos, casadillas e 1 litro e mezzo di birra. Ecco cosa mi piace dell'America, spesso è dispendiosa, soprattutto negli alloggi, ma si può sempre trovare un modo per risparmiare.

16 Giugno 2019. Da Yellowstone a Jackpot (Idhao), trasferimento


Dovendoci avvicinare agli ultimi due parchi nazionali da vedere,  Yosemite e Sequoia, che distano parecchie centinaia di km da Yellowstone, faremo delle tappe intermedie. Una di queste è la cittadina di Jackpot a circa 500 km da Yellowstone, attraversando un pezzetto di Idhao per poi entrare in Nevada. Da questa proseguiremo per altra tappa intermedia, la cittadina di Reno sempre in Nevada; poi Napa Valley, San Francisco per qualche giorno e infine i due parchi. Partiamo prestissimo dal parco di Yellowstone, ore 06.45 e arriviamo dopo 5 ore a Jackpot dove alloggiamo nel West Star Resort, costo a notte 48 dollari per una camera King con balcone. Camera grande e confortevole, bagno idem. Molto pulito e silenzioso nonostante vi sia una sala Casinò al piano terra. receptionist efficiente e gentilissimo, nonostante il Chek in alle 15.00, ci ha anticipato di un'ora l'ingresso. Jackpot non è una cittadina ma un insieme di alberghi e casinò. Il divieto al gioco d'azzardo imposto nel Idhao, fa sì che vengano tutti qui in Nevada a giocare, soprattutto nel fine settimana. Noi dopo dopo aver mangiato qualcosa e dopo la agognata doccia, mettiamo mano alle future imminenti prenotazioni poiché nel parco di Yellowstone non avevamo alcuna connessione, tanto meno la rete telefonica. Concluderemo così la giornata odierna, tra prenotazioni e un meritato relax. Domani si riparte per Reno Km da percorrere 680.