"quando avremo ottanta anni, avremo probabilmente imparato tutto dalla vita .
Il problema sarà ricordarlo"

20 Giugno 2019. San Francisco


La giornata è molto fresca ma abbastanza serena. Il sole ci ispira ad andare verso la baya, verso i famosi moli di San Francisco. Ovviamente ci spostiamo a piedi; ci si può servire di bus e cable car ma a piedi si assapora tutto. Partendo dal nostro ben posizionato hotel, dritti giù sula Vann Ness Avenue e poi Marina Blvd. Qui, nel Golden Gate National Recreation Area, come dice il nome, la gente fa di tutto: alcuni pescano, sbragati al sole con la musica di una radio portatile in sottofondo; molti corrono o passeggiano; alcuni nuotano nelle acque gelide. Adiacente al molo una bella spiaggetta e il museo marittimo. È piccolo ma molto carino; una sala, al Ian terreno dove sono esposte alcune cose interessanti tra le quali una piccola imbarcazione a vela di un navigatore giapponese che, nel 1962, a soli 23 anni, fece la traversata del Pacifico (fu il secondo al mondo in quell'epoca, il primo fu un britannico) da Osaka a San Francisco in 94 giorni, in solitaria; la sua storia ha dell'incredibile, si chiama Kenichi Horie. Appena arrivato venne arrestato perché senza documenti, visto né soldi. Il Sindaco però, valutata la sua impresa e la sua voglia di toccare l'America, lo fece leberare concedendogli un visto di 30 giorni e le chiavi della città, insomma lla fine la tenacia ripaga. Al primo piano l'omaggio della città a chi iniziò a renderla importante a livello marittimo; ingrandimenti di foto d'epoca, da brivido da quanto riprodotte bene, in cui si esalta il lavoro degli equipaggi sulle navi, nel loro quotidiano. Al sotto piano, un'area ricreativa per anziani...museali.  Usciti da qui, si procede sui moli. Gabbiano, qualche pellicano e tante persone rilassate intorno; è proprio una bella città. Arriviamo al National Historic Park, in cui la nostra tessera di accesso ai parchi è valida, quindi entriamo con questa; il costo del ticket è di 25 dollari, se non convenzionati o altro. È un'esposizione a cielo aperto di navi storiche. Si possono visitare al  loro interno e immergersi nella vita di bordo. Molto bello, assolutamente imperdibile. Ancora un po e poi troviamo un localino nei pressi dei moli 45, 43, dove assaggiare qualcosa di tipico; il locale si chiama come un loro piatto tipico  Cioppino's. È una bowl di pane raffermo ripiena di quello che vuoi. Noi scegliamo base aragosta e salsa al pomodoro, niente di eccezionale, l'aragosta era già scappata da tempo. Pausa al sole terminata, entriamo nel vivo di questi moli, soprattutto in uno dei moli più famosi, il Fisherman's Wharf. Una marea di attività, ristoranti, negozietti di souvenirs e tante bancarelle per la vendita take away. Artisti di strada che si esibiscono dove possono allietano i passanti. Girovagando per questi meandri ci imbattiamo in una chicca: il museo della meccanica Museum Mequaniche. È un tuffo nel passato; i nostri giochi di tantissimi anni or sono, quelli che si trovavano nei primi bar, i flipper, oppure nei luna park; ci ritroviamo a fare un balzo nel tempo. Sembra di stare nella trasmissione di Carlo Conti "Noi Che....I Migliori Anni". Nostalgia e apprezzamento su come ci si divertiva con giochi meccanici, fatti con cura e passione. Davvero bellissimo. Continuando passiamo di fronte all'imbarco per Alcatraz, che è sempre di fronte a noi, di fronte ai moli. Non rientra nelle nostre curiosità visitare carceri, seppur famosissimi, quindi non faremo questa visita. Arriviamo al molo 39: un Luna Park! È fantastico, nel vero senso della parola. Giostre, giocolieri, tantissimi negozi di dolciumi, cioccolaterie, gelaterie, tantissime attrazioni, colori e gente. Sul molo sdraiati al sole, simili a sacchi poggiati, i leoni marini. Sono tantissimi e fanno la felicità dei bambini, suscitando ilarità negli adulti per i loro buffissimi comportamenti. È ora di rientre un po in hotel. Una bella doccia, foto da rivedere, blog, varie ed eventuali arriviamo alle 20.00. Si va in un locale a 600 m da qui, il .....nel Ghirardelli Square. È un pub molto caratteristico e si sta benissimo. Birre artigianali ottime e Hamburger eccellenti.

19 Giugno 2019, Da Napa Valley a San Francisco

Dopo aver preso due pastine confezionate e un caffè dalla mini reception dell'hotel "economico"di Napa Valley, scappiamo a gambe levate da questo posto che ci fa sentire pesci fuor d'acqua. La mattina è fredda e uggiosa. Partiamo alle 8.00. I Km da percorrere sono circa un centinaio, in un'ora e mezzo dovremmo arrivare. Infatti! Nonostante qualche bel tratto congestionato dal traffico mattutino, alle 9.30 entriamo a San Francisco. È rinomatamente una città di nebbia e freddino ma oggi è davvero incredibile per noi, nebbia fittissima. Andiamo verso un punto panoramico per vedere dall'alto il famoso ponte Golden Bridge, sperando che la nebbia si diradi; invece no. Il ponte ogni tanto fa capolino tra la fitta nebbia, sembra la scena di un film o di un libro. Stiamo qui ad aspettare. Nonostante la nebbia, il vento è fortissimo. Soffia un vento freddo, la nebbia, il ponte che appare e scompare, insomma mi sembra di leggere uno dei tantissimi Thriller in cui "nell'ombra qualcuno commette un misfatto". Ma bando alle fantasie; stufi di aspettare l'apparire del ponte, scendiamo "a valle". Ci immergiamo nella città. Cerchiamo l'hotel, il Vann Ness Inn, che per la modica cifra di 140 dollari a notte ci ospiterà per quattro giorni. È posizionato benissimo, ha il parcheggio interno e quindi, lasciata la macchina qui, iniziamo a vedere la bella San Francisco. Purtroppo non c'è il sole ma la nebbia si è diradata; il vento freddo permane. Subito, subito, girato l'angolo del nostro hotel, una salita: la Lombard Street, la famosa strada con pendenza incredibile; che la si salga o la si scenda è davvero ardua. Fatta in salita è spezzafiato. Di lì si incroci la Crookedest street, la strada più "tortuosa" della citta'  del Quartiere di Russian Hill. Questa strada è ritenuta la più tortuosa strada della città, anzi la seconda più tortuosa della città, perché questo onore appartiene a Vermont Street tra la ventesima e la ventiduesima strada nel quartiere di Portrero Hill. Nonostante ciò la Lombard Street con le sue curve circondate da fiori bellissimi e rigogliose piante ha un fascino imbattibile. Da qui iniziamo a gironzolare in questa bella citta'. Ci imbattiamo in una fila di gente che tenta di comprare i famosi "biscotti della fortuna" nel quartiere cinese. Questi biscotti in realtà sono di origine giapponese ma per alcuni motivi storici sono spesso considerati, erroneamente, cinesi. Noi non facciamo né fila né fortuna, crediamo di averne già abbastanza. Continuando, visitiamo il Cable car Museum, che ci da delucidazioni su come funzionino le Cable car le piccole cabinovie/tram, molto caratteristiche, che circolano qui e sono trainate da un cavo sotterraneo. Vediamo la Grace Cathedral, una bella cattedrale da visitare, con alcune cose interessanti da vedere al suo interno: bellissimi mosaici,  una statua di San Francesco sui generis, un labirinto segnato sul pavimento che rappresenta, se completato, la capacità o la volontà di meditare e avere un contatto con la propria spiritualità; un bellissimo ceppo completo di radici, tutto di bronzo, nero, sembra il residuo di un incendio e un altare di Keith Haring per non dimenticare l'AIDS, flagello di nazioni e religioni che in questa battaglia sono accomunate. L'ingresso della cattedrale ha un grande portale, sono le "porte Ghiberti". Sono riproduzioni delle porte del Battistero di Firenze di Lorenzo Ghiberti, soprannominate anche "Porte del Paradiso". Cammina, cammina, altra tappa: la Cattedrale di Santa Maria dell'Immacolata Concezione. Chiesa cattolica romana che sta tra la 660 California Street e la Grand Avenue, a Chinatown . Costruita in stile neogotico nella seconda metà dell'800, distrutta in gran parte da un grossissimo incendio e ricostruita agli inizi del '900. Da qui, cerchiamo e troviamo con un po di difficoltà il tempio taoista più antico e ancora funzionante degli Stati Uniti, il Tin How Temple, dedicato alla dea del mare Mazu (in cantonese Tin How). Si trova all'ultimo piano di un palazzo fatiscente, con pianerottoli puzzolenti e abbastanza sporchi. Il tempio è ricavato da un appartamento, non si può fotografare, chiude alle 16.00 ed è molto carino, il rosso e oro predominano. Dopo la spiritualità diffusa, mangiamo in un ristorantino Thai; la nostalgia ci ha devastati. La birra Chang, che tanto abbiamo amato in Thailandia, ha richiamato la nostra attenzione. Ordiniamo una Pad Thai e una Tom Yum, piatti tipici che conosciamo benissimo. Non sono eccezionali come gli originalei ma ci hanno fatto tornare indietro di diversi mesi, la, dove, sinceramente ci piaceva tutto molto di più. Dopo questo piacevole ritorno al passato, continuiamo per la bellissima China Town; perche' bellissima? perché, a differenza della omonima di Singapore, senz'anima, questa ci fa reimmergere in ciò che abbiamo vissuto mesi fa; gli odori, da alcuni definiti "pungenti", per noi sono profumi da non dimenticare; le bancarelle con gli alimenti secchi o "strani", da alcuni definiti "difficili", per noi sono unici e indimenticabili. Insomma ci è piaciuta e ci siamo  divertiti a girare qui. Attraversata la porta d'ingresso,"Chinatown Gate", entriamo nel cuore della città; strade affollate ma assolutamente fruibili, gente molto indaffarata ma anche tranquilla, rilassata, negozi griffati e tanti ristoranti e localini dove bere e/o mangiare qualcosa. I prezzi sono ottimi. È una città molto ospitale e non dispendiosa, molto a "dimensione umana". Siamo nel cuore pulsante di San Francisco, Union Square, piazza principale e importante punto di passaggio, contornata da hotel di lusso, bei monumenti, negozi di classe e teatri.  Un acquisto utile da Decathlon, la manna dal cielo (il giubbino pile per Gig) e poi una camminata di dieci minuti circa e raggiungiamo il Financial District, dove vediamo un altro dei monumenti simbolo di San Francisco: la Transamerica Piramide, l'altro simbolo della città dopo il Golden Bridge. Continuando a camminare ci imbattiamo nella bella chiesa di San Francesco D'Assisi, a cui è intitolata la città. Un francescano gironzola all'interno di questa chiesa abbastanza moderna e molto familiare per noi; ci sono diverse rappresentazioni di Santi a noi molto cari e noti, compreso Padre Pio. Insomma un tuffo in Italia. Ed è proprio in Little Italy che ci troviamo; non sappiamo se venga riconosciuto così questo quartiere ma sicuramente non può essere confuso. È un'ampia zona di diverse strade ortogonali, come tutto il resto della città, tutta tappezzata dai colori della nostra bandiera e strapiena di locali commerciali italiani: pizzerie, paste fresche, pasticcerie e prezzi, come spesso accade con le attività degli italiani all'estero, abbastanza altini. Sono le 18.00 e decidiamo di staccare un po, rientriamo in hotel. Ckeck in, sistemazione in questa stanza ampia e abbastanza confortevole, senza moquette sopratutto, e doccia. Dopo qualche ora usciamo a mangiare qualcosa. Vorremmo pizza, con le giuste differenze ovviamente. A 600 m dall'hotel c'è una piccola pizzeria che si chiama Za Pizza. Andiamo e, nonostante sia chiusa, ci sono tante persone e il proprietario ci fa due tranci di pizza, molto buoni, semolati. Be', è ora di rinetrare. Un po' di stanchezza oltre al freddo c'è. La notte è fredda e l'aria è pregna di goccine di umido, si rientra. Buonanotte.


18 Giungno, Napa 2019, Da Reno a Napa Valley, trasferimento

Scappiamo dalla caotica ma caratteristica Reno. Il traffico è veramente notevole. Partiamo alle 8.00 e, dopo un totale di 325 km circa, dopo km di arterie super trafficate e una pausa al 7Eleven per caffè e panzerotti alla cannella, entriamo in questa vallata tipicamente...toscana. Dopo esserci fatti deliziare dai suggerimenti di un gentilissimo signore del centro informazioni, che è necessario visitare per avere una idea di come muoversi, cominciamo a girare la vallata. È una distesa infinita di vigneti rigogliosi, curati maniacalmente. Ogni podere offre una degustazione di almeno 5 vini. Molti lo fanno solo su appuntamento, altri, come quelli che abbiamo visitato, la Sattui Winery  e il castello di Amorosa, con 20 o 30 dollari a testa ti offrono la degustazione. Se però hai lo stomaco vuoto, dovresti acquistare qualche formaggio, che ci sta sempre bene, o altro non a cifre modifiche. Questo posto è una zona elitaria californiana. A parte la cittadina carina, le distese spettacolari dei vigneti, le tenute da miliardari (ci hanno ricordato la vecchia serie televisiva Dynasty) e i buoni vini, ma noi ne abbiamo di migliori, non vi suggeriamo di stare; se non siete grandi estimatori e/o esperti o semplicemente curiosi anche ben agitati direi, passateci in mezzo e via. Per quanto ci riguarda è stato bello vedere come la passione crea bellezza e bontà ma non è il nostro ambiente ideale, soprattutto dopo i mesi di esperienza di vita vera, di contenuti, di piedi per terra che abbiamo alle spalle. Questi ambienti artificiali e fuori realtà non hanno valore per noi. Sicuramente non è un luogo che visiteremmo nuovamente neanche a gratis. Abbiamo purtroppo, pernottato in un hotel qui a Napa, il Discovery Inn, pessimo, per 130 dollari a notte, una stanza e un bagnettocon una colazione misera da fare in camera e certo, cosa ci dovevamo aspettare, è uno dei più economici...mmma'.

17 Giugno 2019. Da Jackpot a Reno, trasferimento

Partiti presto da Jackpot, 7.30, dopo una buona colazione tra waffles, dounats e tanto altro che questo albergo offre, ci mettiamo alla guida. Poco meno di 700 km ci dividono da Reno. Dividiamo il carico e quindi guiderò per prima io fino a poco più della metà del tragitto. A 100 km da Reno c'è un famoso e bellissimo lago, il Tahoe, che vogliamo vedere, quindi, prima di arrivare all'hotel, andiamo al lago. Arrivati intorno alle 14.30 al lago , dopo 7 ore di macchina, lo vediamo in tutto il suo splendore. È enorme e tanta gente lo utilizza come punto di riferimento per week end o per uscire con natanti a fare escursioni o attività ludico/sportive. È circondato da abeti maestosi che, per noi, sono il preludio di Sequoia. Già in alcune foreste dell'indocina abbiamo potuto assaporare il piacere di ritrovarsi di fronte a tanta enormità ma ogni volta è sempre una meraviglia. Decidiamo di mangiare qui, in un'area pic-nic. Un'insala di pomodori e pollo (rigorosamente in scatola) che era nelle nostre provviste. Dopo un po di tregua riprendiamo la macchina per entrare a Reno (100 km a ritroso). Arriamo in questa mega cittadina che, come dice un'iscrizione nel cuore del suo centro, dove abbiamo noi l'hotel, "LA PIÙ GRANDE PICCOLA CITTÀ DEL MONDO". Il nostro hotel è pazzesco (Silver Legacy Resort and casino') per 50 dollari a notte (che diventeranno poco meno di 80 con le tasse compresa quella di soggiorno) abbiamo una stanza enorme, un bagno enorme in un albergo con tantissimi piani. Al pian terreno il grande casinò. Reno è una piccola Las Vegas, o meglio, è una città con una Las Vegas al suo interno. Lasciata l'auto ai parcheggiatori e gli zaini in stanza, usciamo a vedere i dintorni. Impossibile guidarci dentro, il traffico è congestionato e tanto. A piedi percorriamo le vie traverse. Tanti gli homeless e i disperati, poca polizia. Las Vegas di contro aveva tanta polizia in ogni punto della città. Qui è davvero palese di come il gioco d'azzardo sia impregnato nelle ossa di molti. Vediamo donne vecchissime o meglio trascurate, che giocano da sole con macchine ruba soldi. Probabilmente i disperati che circolano senzau na dimora, sono il frutto di questo maledetto vizio. Passando oltre queste considerazioni una delle cose che ci ha affascinanti di più, da ex freeclimber, è stata la parete diun albergo tutta allestita per l'arrampicata sportiva. Siamo entrati, l'accesso è pubblico, nell'albergo e, al secondo piano, oltre alla palestra con attrezzature da palestra, vi sono tante pareti per il bouldering. Diverse persone che si allenano. Si possono affittare le scarpe e l'imbrago per 5 dollari, fantastico. Il pensiero ci solletica, ma sarebbe per riderci su. Sono passati più di 20 anni da quando lo facevamo. Dopo ricordi e sogni, scendiamo con i piedi per terra, nella cruda realtà, il tempo è un grande nemico molto spesso. Torniamo un pochino in hotel a gironzolare nel casinò e vediamo di tutto. Tanta gente che usa la carta di credito come fosse il battito delle ciglia, per giocare. I croupiers irremovibili e sicuri muovono le pedine, le carte, tutto in modo veloce e apparentemente semplice. Cameriere attempate, con tanto di minigonna e scollatura cheservono cocktails tra i tavoli aspettando il giorno in cui si potranno mettere i le ciabatte e la tutona per stare sbragate a casa, magari con i loro nipotini. Visti i prezzi proibitivi dei ristoranti, usciamo di nuovo e ci tuffiamo dentro ad un take away messicano dove però, essendo all'interno di un mini casinò con annesso bar, ci tratteniamo a mangiare. Ci sono diversi tavoli e le birre al boccale (Draft beer) costano dai 2 ai 4 dollari e sono ottime. Con 15 dollari abbiamo mangiato burritos, tacos, casadillas e 1 litro e mezzo di birra. Ecco cosa mi piace dell'America, spesso è dispendiosa, soprattutto negli alloggi, ma si può sempre trovare un modo per risparmiare.

16 Giugno 2019. Da Yellowstone a Jackpot (Idhao), trasferimento


Dovendoci avvicinare agli ultimi due parchi nazionali da vedere,  Yosemite e Sequoia, che distano parecchie centinaia di km da Yellowstone, faremo delle tappe intermedie. Una di queste è la cittadina di Jackpot a circa 500 km da Yellowstone, attraversando un pezzetto di Idhao per poi entrare in Nevada. Da questa proseguiremo per altra tappa intermedia, la cittadina di Reno sempre in Nevada; poi Napa Valley, San Francisco per qualche giorno e infine i due parchi. Partiamo prestissimo dal parco di Yellowstone, ore 06.45 e arriviamo dopo 5 ore a Jackpot dove alloggiamo nel West Star Resort, costo a notte 48 dollari per una camera King con balcone. Camera grande e confortevole, bagno idem. Molto pulito e silenzioso nonostante vi sia una sala Casinò al piano terra. receptionist efficiente e gentilissimo, nonostante il Chek in alle 15.00, ci ha anticipato di un'ora l'ingresso. Jackpot non è una cittadina ma un insieme di alberghi e casinò. Il divieto al gioco d'azzardo imposto nel Idhao, fa sì che vengano tutti qui in Nevada a giocare, soprattutto nel fine settimana. Noi dopo dopo aver mangiato qualcosa e dopo la agognata doccia, mettiamo mano alle future imminenti prenotazioni poiché nel parco di Yellowstone non avevamo alcuna connessione, tanto meno la rete telefonica. Concluderemo così la giornata odierna, tra prenotazioni e un meritato relax. Domani si riparte per Reno Km da percorrere 680.

15 Giugno 2019.Yellowstone, terzo giorno.

Obiettivo di oggi è percorrere il versante più a est del parco, per raggiungere lo Yellowstone Lake. Dobbiamo percorrere circa 20 km da Norris a Canyon Village e altri 26 per raggiungere il Lake Village. I primi 20 km li percorriamo senza soste, perché già fatte ieri. Arrivati a Canyon Village un gran caffè caldo non ci scappa. Si riparte. Dedichiamo tutta la mattinata a visitare il Grand Canyon di Yellowstone. Qui gli scenari richiamano quelli del Grand Canyon in misura nettamente inferiore, comunque sempre affascinante come tutti i canyon sono. Percorriamo per prima la parte a nord, la North Rim vedendo il canyon nel suo splendore tra cascate impetuose di cui il frastuono e la forza non si dimenticano facimente. Scendiamo fino alle Low Yellowstone Falls e proseguiamo fino al punto finale che si chiama Inspiration Point, dove sulla cascata maestosa si manifesta un bellissimo arcobaleno. Passiamo poi alla parte a sud del canyon, la South Rim. Anche qui, come sopra, tocchiamo tutti i punti d'interesse fermandoci con la macchina al parcheggio di Artist Point per poi proseguire a piedi per il trekking omonimo. Finito questo, si prosegue in macchina fiancheggiando il Yellowstone river. Pausa pranzo in picnic area, in riva al fiume. Andando avanti ci fermiamo in prossimità di un punto panoramico che ci ha incuriosito per le rapide che si intravedevano dalla strada. Parcheggiata l'auto, ci incamminiamo in un sentiero a scendere direttamente sulle rapide. Qui, oltre il paesaggio intorno, la potenza dell'acqua ci impessiona. Assistiamo a due spettacoli. la prima erano alcune gallinelle tranquille, in bilico su una roccia appena affiorante, nel bel mezzo della corrente. Alcune di esse, addirittura, si tuffavano a pescare tra i fiotti. Da un'altra parte la risalita di grandissime trote, le Cutthroat Trouts, che, sfidando le correnti, si lanciavano verso l'alto per superare gli ostacoli delle rapide. Continuando il percorso, superiamo Mud Volcano e raggiungiamo Lake Village, il villaggio posto sull'omonimo lago, che offre alberghi e servizi ai visitatori. Siamo a quota 2300 m e ci fermiamo per un po a vedere questo immenso lago che è grande circa 740 km², con una profondità massima di 130 m e che, da dicembre a maggio è ghiacciato. Sono le 16.00 e decidiamo di rientrare; giusto in tempo. Quella che ci ha graziato per tutti questi giorni, contravvenendo a tutte le previsioni catastrofiche che avevamo sentito, si manifesta: la pioggia, anzi la grandine. Intervallata da momenti di pausa continuerà per il resto della serata. non possiamo che essere grati per queste bellissime giornate ricevute, che ci hanno permesso di vedere tantissimo del parco di Yellowstone, un ambiente unico al mondo assolutamente impareggiabile per diversità e particolarità di scenari mozzafiato.

14 Giugno 2019. Yellowstone, secondo giorno.


Dopo una notte non fredda e abbastanza confortevole, ci svegliamo prestissimo. Albeggia molto presto, intorno alle 5.00 del mattino e alle 6.00 siamo svegliassimi. Con tanta calma sgonfiamo materassino e riponiamo tutto in buon ordine. Colazione, pane, marmellata e anche frutta. Manca qualcosa di caldo ma andremo più tardi in uno dei centri del parco a prendere un buon caffè americano. Programma odierno è un loop nella parte Nord di Yellowstone, che parte da Norris, dove campeggiamo, per arrivare a Mammoth Hot Spring, per poi proseguire a Roosevelt e quindi, Tower Fall, Canyon Village e rientro a Norris, per un totale di 120 Km. Partiamo e, prima sorpresa del giorno, dopo una decina di km, nei pressi di Obsidian Cliff, mamma orso con i suoi piccoli sgambettano e cercano da mangiare tra i prati adiacenti la strada. Molo presto la zona si riempie di macchine e di fotografi con tanto di cannoni di obiettivi. Ben presto arrivano i Rangers che mettono ordine e in sicurezza l'area. Dicono che sono dei Grizzly e che, se si avvicinassero troppo al bordo strada (non meno di 100 metri) saremmo in pericolo, perché sono suscettibili  per natura. Inoltre qui c'è una mamma con i suoi cuccioli, quindi ben più pericoloso. Gli orsi danno spettacolo di sé. Vanno di qua e di là a strappare erba e foglie dai cespugli. I cuccioli, due, giocano tra loro ma stanno sempre attaccati alla mamma, enorme, che non li perde d'occhio neppure un attimo. Zompetta, zompetta si avvicinano e i Rangers ci impongono di tornare alle macchine. Dopo mezz'ora di puro spettacolo da documentario della National Geographic, riprendiamo la strada. Qualche cascata lungo il tragitto e bei panorami ci avvolgono. Arriviamo così all'Upper Terraces Area, un Loop da percorrere in macchina poco prima di Mammoth. Gayser e fumarole ci accompagnano, è davvero uno spettacolo della natura primordiale, neanche fossimo al post Big Beng! Arrivati a Mammoth ci deliziamo della vista di Canary Spring, terrazze di travertino e carbonato di calcio sempre in mutamento. Da un'anno all'altro mutano forma perché con l'acqua bollente fuoriescono minerali che depositandosi e sedimentandosi, assumono forme diverse. Sembrano formazioni di ghiaccio, bianchissime in alcuni tratti e in altre più gialle. Spettacolo puro. Proseguiamo, dopo aver pranzato in un'area pic-nic, verso Roosvelt. I paesaggi alpini ci accompagnano, ma tra gli alberi rigogliosi vi sono sempre gli scheletri di pregressi incendi. A metà strada, prima di arrivare a Roosvelt, ci fermiamo per fare una passeggiata di circa un km per raggiungere la Wraith Falls, di passaggio appunto. Intorno a noi una prateria di abeti, arbusti, cespugli, tronchi in decomposizione, fiorellini colorati e scoiattoli; qualche farfalla fa capolino e sembra di essere un incrocio tra "l'ape Maia e i suoi amici" e Haidi. Un'esplosione di vita, di primavera infinita. Tornati in macchina, direzione Roosvelt. Superata questa, poco oltre, ci parcheggiamo nei pressi di Calcite Spring che, come dice il nome, è un canyon di calcite attraversato dal fiume, lo Yellowstone river. Foto di rito e  si continua. La quota sale e cominciano a vedersi grossi ammassi di neve ghiacciata sui lati della strada. Anche la temperatura scende e, in men che non si dica, ci ritroviamo a poco più di 3000 m. di quota, stiamo attraversando il monte Washburm. I paesaggi sono incantevoli e ci vediamo tutti i point views di passaggio fino al Canyon Village. Ci separano ancora una ventina di km dal campeggio, a Norris, per chiudere il loop, il giro. Lungo strada prendiamo una piccola deviazione che ci porta a vedere la Virgin cascate, niente di ché. Proseguiamo e finalmente arriviamo a Norris. È presto, circa le 17.00 e c'è tanta luce e sole. Approfittiamo per vedere Artist Paintpots e Norris Gayser Basin, due bellissimi siti di attrazione, di origine vulcanica in piena attività. Torniamo in campeggio e finiamo così la lunga giornata.