Partiti da Washington andiamo alla volta di Philadephia, circa 350 km per quattro orette di viaggio.
Philly, così affettuosamente chiamata dagli americani è la sesta città più popolosa degli States con poco più di 1.580.000 abitanti. È la più grande città della Pennsylvania di cui però non è la capitale; la capitale è Harrisburg.
Appena arrivati, di pomeriggio, facciamo un giro nei dintorni. Il nostro hotel Days Inn by Wyndham (già conosciuto) è molto centrale. A due passi dal bellissimo municipio e dal Reading Terminal Market. Dista circa un km da tutte le migliori attrazioni, che sono disposte nella Old town. Di fianco al nostro albergo c'è un centro di accoglienza per senzatetto, il St.John's Hospice, tutt'intorno una marea di homeless, barboni. Philadelphia potrebbe essere una bella città, monumenti importanti, grandi
musei e bei quartieri non mancano. È stato uno dei centri più importanti della Rivoluzione americana e proprio quì, il 4 luglio 1776, fu stilata la Dichiarazione D'Indipendenza degli Stati Uniti nonché la Costituzione, che furono firmate nella Indipendence Hall, bell'edificio visitabile gratuitamente ma solo guidati da un Ranger; fa parte infatti dei parchi storici degli States. Di fronte ad esso si trovano il National Costituiton Center (costo ingresso 14.50 dollari) e la campana che qualcuno
dice suonò alla lettura della dichiarazione d'indipendenza ma non vi sono le prove di questo, la Indipendence Bell . Abbiamo visitato tutto quello che si poteva, a piedi, tra le tante strade, più o meno interessanti che vi sono. Un accenno particolare alla Ellfreth's Alley, una stradina storica, che abbiamo trovato una delle più caratteristiche e belle cose da vedere. Non abbiamo invece osato visitare l'interno dei musei perché, sinceramente, non ne possiamo più. La cultura e la storia ci interessano ma abbiamo dato abbastanza in questo mese tra i musei delle grandi città visitate.
Abbiamo preferito toccare e immortalare un po tutto dall'esterno. Abbiamo fatto la scalinata di Rocky che porta al più famoso Philadephia Museum of Arts. Abbiamo visitato anche un paio di chiese, soprattutto l' ultima, quella intitolata ai SS. Pietro e Paolo, omonima per metà della nostra dirimpettaia di casa (San Pietro), che abbiamo salutato il 12 Dicembre 2018 con la speranza di rivederla. Insomma, non ci siamo fatti mancare niente e possiamo affermare che dal punto di vista storico e culturale è una città importantissima per gli americani e che riprende alcuni aspetti da noi già visti a Washington e a Boston per architettura e storia, appunto.
Strano caso il nostro; senza volerlo abbiamo iniziato con i festeggiamenti del 4 luglio a New York e finiamo il nostro tour turistico delle città proprio con quella in cui il 4 luglio fu firmata e letta la Dichiarazione D'Indipendenza. Chiudiamo il cerchio così, in una città che nei video viene "ripulita"; nei racconti dei presunti blogger (presunti lo diciamo con convinzione!!!) viene descritta nei suoi particolari storici: cosa vedere; cosa mangiare (il loro "piatto" tipico è un panino con carne); da non perdere ecc., ma nessuno vi dirà mai o vi farà vedere cosa è veramente questa metropoli: un disastro umano. Oltre a quanto scritto sopra, che non toglie importanza e fascino a Philly, nessuno ha mai evidenziato con forza il degrado in cui è immersa, questo è! Chi viene qui deve essere consapevole della reale situazione. Oltre allo sporco, perché è abbastanza sporca, piena di cicche e qualche rifiuto, tra i marcepiaedi e le strade ci sono senzatetto dappertutto; in ogni angolo, vicino ai grandi monumenti, nelle piazze, sulle panchine, nelle strade, sono loro i padroni della città. L'odore di urina vi
accompagnerà in tanti luoghi e non troverete la polizia quasi mai. Pochi i controlli e quelli che passano sono sicuramente così disarmati da non poter fare niente. Sembra un enorme ghetto, tra i bei palazzi, qualche grattacielo, arte e tanta storia, ci sono loro. Non avevamo mai visto una percentuale di homeless così alta in nessun luogo visitato. A dire il vero, come saprà chi ci ha seguiti nei primi mesi del blog, in Indocina, così come nelle isole Fiji non esistono i "barboni". I meno abbienti hanno un riparo e una dignità che traspare dalla loro "povertà". Hanno poco e si accontentano; non sono accattoni né mendicanti e tanto meno sporchi luridi e matti. E sì, perché qui non sono solo senzatetto, sono tutti, TUTTI, malati di mente, ovviamente è palese (non c'è bisogno di essere psicologi). Nelle città visitate, come Los Angeles o New Yorka
abbiamo visto altri senzatetto (non così tanti e così sparsi) che nella maggior parte dei casi manifestavano i loro disturbi psichici e di conseguenza, senza la minima possibilità di una collocazione sociale. Il problema è proprio questo. Purtroppo crediamo non esistano strutture che possano accogliere e dare una qualità di vita dignitosa a persone malate di mente e senza niente. I centri di accoglienza, come quello vicino a noi, offre assistenza temporanea, accoglienza e pasti, ma sempre temporanea. È una piaga ben visibile e tangibile per l'intera comunità che, malgrado tutto, li "sopporta", li tollera apparentemente senza alcun fastidio; la bella Philly è anche questo. Le nostre cene sono state distribuite tra la pizzona del 7Eleven accompagnata dalle
ultime birre che avevamo con noi, immerse in bacinelle di ghiaccio (in ogni hotel americano che si rispetti c'è il distributore del ghiaccio), al Chilli's, un locale molto American style; la terza sera abbiamo provato un localino estremamamente patriottico, con bandiere americane e coccarde blu, bianco, rosso, tra tavoli in legno e birre buonissime, tra hamburger e insalatona, un pub molto americano, dove con 30 dollari ci siamo ben sfamati, mentre fuori diluviava, il McGillin's Old Ale House. Finita la pioggia e finite le birre, rientriamo. L'ultimo giorno siamo stati a spasso così, senza meta. A pranzo ci siamo tuffati nel famoso Reading Terminal Market, dove tra centinaia di boxes abbiamo scelto il "Hershel's East Side Dali" dove abbiamo mangiato la loro specialità , una variante del classico Cheesesteak, con tanto pastrami (la carne con una lunga macerazione già mangiata a New York, vedasi pagina blog) da stare male. Veramente eccellente. Rintantati in camera iniziamo il conto alla rovescia, domani si parte e questa volta si rientra in Italia, dopo ben 8 mesi. La sera non avendo alcuna voglia di cenare ma solo di festeggiare la vita che ci ha dato questa opportunità; torniamo da McGillin's, il bel pub di ieri, dove si respira l'aria americana di chi sta a chiacchierare e ridere tra un boccale di birra e l'altro, in un locale caldo accogliente e strapieno di gente festosa. Thanks America, see you again. Grazie mondo sei meraviglioso.